Non più un fascicolo senza ipotesi di reato ma un’indagine per spionaggio e terrorismo. La procura di Milano ha deciso la mattina di lunedì 31 marzo di procedere così sul caso del drone-spia che ha sorvolato in modo sospetto il Joint research centre di Ispra, sulla sponda lombarda del Lago Maggiore. La struttura è uno dei sei «Centri comuni di ricerca» controllati dalla Commissione europea, che svolgono attività di ricerca in molti ambiti tra cui sicurezza nucleare, cambiamento climatico, spazio e cybersicurezza. Il centro, sopra cui vige un divieto di volo a bassa quota, ha segnalato cinque sorvoli di un drone nel mese di marzo. Secondo la ricostruzione del Corriere della Sera basata sulle valutazioni di alcuni esperti, potrebbe trattarsi di un drone-spia di fabbricazione russa. Sono molti nell’area gli obiettivi sensibili, tutti coperti da no-fly zone. L’indagine è stata affidata ai carabinieri del Ros, che stanno verificando se ci siano state altre intrusioni. Ancora da capire anche l’autonomia del drone e il raggio d’azione del comando da remoto.

I precedenti e la reazione della politica – La procura di Milano indaga per spionaggio politico o militare, con l’aggravante del «grave danno a un paese o un’organizzazione internazionale». Sulla vicenda sono state già depositate diverse interrogazioni parlamentari, mentre è in programma per domani una riunione del Copasir, il comitato parlamentare che controlla l’attività dei servizi segreti. Il deputato di +Europa Benedetto Della Vedova ha presentato una richiesta di informativa urgente ai ministri dell’Interno Matteo Piantedosi e della difesa Carlo Nordio, che chiede conto della «inquietante proliferazione di fatti legati all’operato dei servizi stranieri in Lombardia». Il riferimento è al naufragio di un gruppo di 007 italiani e israeliani che erano a bordo della «Gooduria» il 29 maggio 2023, proprio sul Lago Maggiore, e alla fuga dai domiciliari due anni fa di Artem Uss, figlio di un oligarca russo vicinissimo a Vladimir Putin, nel milanese. Il senatore di Italia Viva Enrico Borghi, membro del Copasir, ha presentato un’interrogazione sul perché non si siano attivate le misure di sicurezza necessarie in aree così dense di stabilimenti sensibili per l’Italia, l’Ue e la Nato.


Cos’è il centro di Ispra – Dal 1959 al 1973 il centro è stato sede del primo reattore nucleare italiano, ISPRA-1, attivo per finalità di ricerca. Poi gestito dal 1960 da Euratom (Comunità europea dell’energia atomica), infine passato sotto il controllo e la gestione dell’Unione europea. È il terzo campus di ricerca più importante della rete Jrc, dopo quelli di Bruxelles e di Karlsruhe in Germania. Dopo vari interventi di restauro e ampliamento ora copre 170 ettari e ha diversi varchi di entrata e uscita. Il centro dà supporto scientifico alla Commissione europea per cui svolge funzioni consultive, ma fa anche ricerca indipendente in vari ambiti. Tra i laboratori più importanti ci sono il WaterLab che esamina gli inquinanti presenti nell’acqua, o la sala di crisi che monitora e cerca di prevedere le calamità naturali. La struttura porta avanti anche studi sulla de-nuclearizzazione, attività che secondo alcune ricostruzioni avrebbe portato sul lago maggiore il gruppo di agenti del mossad naufragati a maggio 2023.