«Questa misura mi sembra una follia». A parlare è il medico valdostano di Emergency che il 20 novembre ha concluso la quarantena di ventuno giorni prevista dalla Usl, dopo il suo rientro in Italia lo scorso 30 ottobre. «Sono stato rispettoso degli ordini che mi sono stati dati, sono sempre stato chiuso. Ho studiato latino e greco, ho fatto quello che facevo da ragazzo».
A fargli eco, in un’intervista a La Sestina (qui sotto in versione audio ndr), è Cecilia Strada, presidente di Emergency: «È una misura sproporzionata. E questa è anche la posizione del Centro europeo di prevenzione e di controllo delle malattie».
Il medico, originario di Quart, aveva curato i malati di ebola in Sierra Leone e per lui, dopo il rimpatrio, era subito scattata la quarantena, nonostante gli esiti negativi delle visite di controllo. «L’isolamento – aveva motivato l’Usl della Valle d’Aosta – ha l’obiettivo di cogliere eventuali sintomi di malattia ed evitare in tale caso contatti con altre persone».
Cecilia Strada ci spiega i rischi dell’allarmismo, il problema sempre più urgente della carenza di personale, la scelta di Emergency rispetto ai soldi stanziati dal governo italiano nella lotta all’epidemia.
[audio:http://www.lasestina.unimi.it/wp-content/themes/max/images/2014/11/intervista-cecilia-strada.mp3|titles=Intervista a Cecilia Strada]Marta Latini