“Se entro sette giorni non si trovano soluzioni confacenti al tempo di guerra scenderemo in piazza“. Lo ha detto il Sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, intervenendo sui ritardi negli interventi di rimessa in sicurezza di strade ed edifici colpiti dal terremoto e dalle nevicate senza precedenti nel Comune già devastato dal sisma del 24 agosto. Ma dalle Marche all’Abruzzo, cresce di ora in ora l’onda di rabbia di cittadini ed amministratori locali contro i ritardi e le inefficienze delle misure di soccorso alle popolazioni del Centro Italia tramortite dalla doppia catastrofe naturale.
LA SITUAZIONE – Secondo la Protezione Civile sarebbe in fase di rientro l’allerta maltempo, nel frattempo spostatosi a Sud, sulle regioni del Centro Italia. Resta aperta invece – ha detto questa mattina la direttrice dell’Ufficio Emergenza Titti Postiglione – l’emergenza terremoto, che consentirà nei prossimi giorni una rilevazione più approfondita dei danni. Scendono infine sotto quota 3mila le “disalimentazioni” nella zona, vale a dire le utenze elettriche fuori uso. Una notizia che non sembra rassicurare i sindaci delle regioni colpite, sempre più in rivolta contro i fornitori inadempienti.
3MILA CASE SENZA LUCE – Ad Amandola, in provincia di Fermo, la luce manca ormai da otto giorni, soprattutto nelle frazioni montane colpite dallo sciame sismico. “E’ una grande vergogna, che non può essere sottaciuta e che deve essere denunciata in ogni modo” – protesta il sindaco. E contro l’Enel si muove ora la stessa Regione Marche, che per bocca dell’assessore alla Protezione civile Angelo Sciapichetti ha annunciato una diffida formale alla società elettrica per interruzione di pubblico servizio, dopo i ripetuti appelli caduti nel vuoto. “La popolazione è allo stremo delle forze – denuncia la Regione – dopo giorni e giorni senza corrente elettrica e riscaldamento”.
ALLEVATORI IN GINOCCHIO – E ancora da Ancona è la Coldiretti ad aprire un nuovo fronte, quella della “strage di bestiame” nel Centro Italia. Soltanto nelle Marche, sarebbero almeno 600 le mucche e 5mila le pecore rimaste al freddo senza riparo, a causa dei ritardi accumulati nel ripristino della sicurezza di stalle ed altri ripari. Col rischio di molte nuove morti tra gli animali, oltre che di danni economici gravissimi per gli allevatori, con la produzione di latte che sarà almeno dimezzata.
NUOVI ALLARMI – Il nuovo allarme lanciato ieri sulla tenuta della diga di Campotosto, in provincia de l’Aquila, non ha certo contribuito a tranquillizzare gli abitanti. E’ stata la Commissione Grandi Rischi a dare l’allerta sul possibile crollo della diga sotto la spinta delle scosse di terremoto, che potrebbero tornare a farsi sentire “fino ad una magnitudo pari a 6 o 7” della scala Richter, valori che sconvolgerebbero ulteriormente la zona. Il Ministro dei Trasporti Graziano Delrio ha smentito, nella giornata di lunedì, che vi sia un allarme contingente, costringendo la stessa Commissione ad una parziale retromarcia. Ma il caso ha contribuito ad accendere i fari sulla prontezza della regione a rispondere ad un’eventuale nuova emergenza. Secondo il quotidiano abruzzese il Centro l’ultimo piano di evacuazione disponibile risalirebbe al 2000.
Al lavoro senza sosta, la Protezione Civile ha assicurato l’impiego di oltre 8mila uomini e 3mila mezzi per assistere la popolazione, ripristinare le forniture di energia e riabilitare la viabilità stradale. Una corsa contro il tempo per contenere i disagi degli oltre 12mila sfollati sempre più provati dalla “tenaglia” di eventi naturali che ha stretto d’assedio Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo.