Grandinate e perturbazioni, ma è luglio in alta montagna. In Val d’Aosta la città di Cogne è stata isolata. Nella notte tra 29 e 30 giugno due frane hanno reso inagibile la strada provinciale che collega la città alla valle. Ma poche ore dopo e qualche centinaio di chilometri più a est il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana annuncia una riunione per il caldo che ci sarà in giornata «e poi emaneremo l’ordinanza penso oggi stesso», ha concluso. Ma l’ennesimo inizio estate con caldo record non ha creato disagi solo in Italia. Fuori dalla Penisola ci sono casi ancora più gravi, da Parigi all’Oceania.

Parigi – In Italia parliamo di provincie, in Francia si dice “dipartimenti”. In totale sono 96 quelli sul territorio europeo e 84 sono in allerta per le temperature troppo calde. La polizia di Parigi ha consigliato ai cittadini di non uscire di casa e di svolgere, se possibile, lavoro a distanza per evitare malori. Un caso del genere è unico. Solo nel 2019 la Francia si è avvicinata a questi livelli, con lo stesso allarme in 81 dipartimenti. Per i prossimi giorni si aspettano temperature fino ai 34 gradi soprattutto nella capitale, dove il cemento aiuta a creare zone di elevata temperatura.

Milano – Lo stesso è successo a Milano. Il Corriere Milano ha pubblicato una mappa della città per indicare i quartieri dove le temperature sono più alte rispetto alla media notturna. Anche qui il cemento influisce più di tutto. Le zone più edificate (Ortica su tutte) arrivano a 3,7° sopra la media, mentre a pochi chilometri, soprattutto verso ovest, il termometro scende anche a 1,6° oltre la media. Anche per questo Fontana ha raccolto l’allarme caldo e ha fatto sapere che in giornata verrà lanciata un’ordinanza che, probabilmente, seguirà le linee guida parigine.

Tuvalu – Un piccolissimo arcipelago dell’Oceania, a metà strada tra Hawaii e Australia, sarà il primo Stato ad avere diritto a visti climatici. Si chiama Tuvalu e ha 9500 abitanti. Un Paese dove il primo ministro Simon Kofe aveva mandato un appello video alla Cop26 con l’acqua alle ginocchia per spiegare la gravità della situazione. Lì sono iniziati i sorteggi per decidere chi riceverà i 280 visti climatici concessi dall’Australia. Il piccolo Stato oceanico sta per essere sommerso a causa del surriscaldamento globale e per evacuare il resto degli abitanti bisognerà aspettare l’anno prossimo quando verranno concessi altri permessi. Prima già un quinto della popolazione si era trasferita in Nuova Zelanda, ma erano solo 150 i visti annuali. Ora che l’Australia ne ha concessi quasi il doppio è iniziata la grande fuga dal primo Paese che potrebbe rimanere disabitato per motivi climatici.

Dubai – Intanto c’è chi scia nel deserto. Negli Emirati Arabi Uniti si è tenuto una competizione di duathlon con tanto di neve artificiale. Le piste da sci al chiuso non sono una novità e non lo sono nemmeno le critiche a causa degli alti consumi di questi impianti. Oggi però se ne parla proprio per il contesto mondiale in questo momento. L’energia richiesta per mantenere l’impianto è pari a quella per far funzionare 1.565 frigoriferi.

Record – Secondo l’Organizzazione metereologica mondiale, che ha pubblicato un report il 26 maggio, nei prossimi cinque anni le temperature rimarranno da record, e la probabilità che venga battuto il primato del 2024 (15,1 gradi di media annuale globale) nei prossimi cinque anni è dell’80%. È altrettanto probabile che nello stesso periodo venga superata la soglia stabilita con gli Accordi internazionali di Parigi,  ossiaun aumento su scala globale di 1,5° rispetto alle temperature del periodo pre-industriale.