L’ultimo capitolo della crisi sanitaria molisana si è svolto a Termoli, in provincia di Campobasso, dove è stato chiuso il punto nascite per carenza di medici. Il provvedimento ha la firma di Angelo Giustini, commissario alla Sanità per il Molise. Le future mamme potranno essere ricoverate fino al 30 giugno con personale sufficiente a farle partorire non oltre il 7 luglio. La rete sanitaria della regione, commissariata dal 2007, è ormai in una situazione disperata e i 13mila nuovi posti per la facoltà di medicina non riescono ad aiutare ora che ce n’è bisogno. La maggioranza dei molisani preferirebbe farsi curare fuori dalla regione nonostante la presenza di eccellenze nel campo medico, tra cui la Fondazione Giovanni Paolo II, privata, come molte delle nuove strutture molisane. Il ministro della Difesa Elisabetta Trenta ha dichiarato che sul tavolo c’è l’ipotesi di inviare medici militari dove l’emergenza è più grave, ma i sei ospedali coinvolti potrebbe non bastare.
Il sindaco di Termoli: per le istituzioni non esistiamo – Restano a Termoli il reparto di Pediatria, per prestazioni sanitarie e ricoveri, e la divisione di Ginecologia con l’ambulatorio. L’ospedale più vicino è a 30 chilometri di distanza in Abruzzo, a Vasto (Chieti). «Sposteremo l’attenzione dai tavoli molisani a quelli romani – dice il sindaco della città Francesco Roberti – siamo pronti a formulare le dimissioni di tutti gli 80 sindaci del Basso Molise. Per il ministro della Sanità Giulia Grillo e il ministero delle Finanze il Molise non esiste, tranne quando ci chiedono di dare l’acqua alla Campania, di prenderci i rifiuti di Napoli, di accogliere i migranti, di superare gap energetici. Noi abbiamo accettato turbogas e parchi eolici, ci apriamo e siamo pronti. Quando chiediamo qualcosa non siamo ascoltati. Vogliamo andare dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ci dovrà garantire che non esistono cittadini di serie A e di serie B». Gli risponde indirettamente il governatore della Liguria Giovanni Toti che oggi ha presieduto i lavori della Conferenza delle Regioni, indetta in via straordinaria. «Sul fabbisogno di formazione professionale legato alla sanità oggi abbiamo trovato un accordo con il governo che riguarda 13mila posizioni costruite sulla base dei fabbisogni regionali, medici, infermieri e paramedici, quindi per tutto il mondo della sanità che è in grande sofferenza».
Il governatore Toma: medici militari sono tappabuchi – «Si tratta di una iniziativa della gestione commissariale». Così, il governatore di centrodestra della Regione, Donato Toma, ha commentato la decisione di chiudere il punto nascite di Termoli, senza perdere l’occasione di rincarare la dose sul possibile intervento dei militari nella sanità pubblica molisana. «Avrei preferito una soluzione più strutturata della crisi. Il pericolo sta nel compromettere ulteriormente la reputazione della nostra sanità pubblica. Non voglio mettere in dubbio la competenza dei medici militari, ma mi sembra solo un tappabuchi che non propone una soluzione definitiva al problema. Io penso che i cittadini molisani vogliano essere curati da un medico che conoscono, inserito nella società, non da qualcuno che è solo di passaggio. Non siamo in zona di guerra e ho sempre pensato che sono altri i modi con cui fronteggiare la carenza». E alla richiesta di un chiarimento su quali possano essere le alternative risponde «ci stiamo lavorando intensamente».
Emergenza nazionale – L’emergenza medici però non è un caso solo molisano. A causa dei pensionamenti, del blocco del turnover e dei pochi giovani disponibili, ci sono in tutta Italia reparti a rischio chiusura e primari costretti a lavorare anche di notte. «Ad oggi, se ne contano almeno 8 mila in meno rispetto al fabbisogno, di cui 2 mila proprio nei Pronto soccorso», afferma il segretario del sindacato medico Anaao, Carlo Palermo. «È un’emergenza presente da tempo ma che si aggraverà d’estate con le ferie del personale. Anche i Servizi di emergenza 118 sono al collasso».