Faenza, 3 maggio (ANSA/Tommaso Ronin)

Faenza, 3 maggio (ANSA/Tommaso Ronin)

L’alluvione che ha devastato l’Emilia-Romagna è solo un esempio delle conseguenze del cambiamento climatico che, da una parte alimentano la crisi siccità e dall’altra l’allerta maltempo. In un solo anno in Italia i danni da siccità sono aumentati del 367% e in Emilia-Romagna sono stati 22 gli eventi meteorologici che hanno causato danni. Il report Città clima 2022, pubblicato da Legambiente, descrive un quadro in peggioramento per tutta la Penisola.

Area a rischio –  I dati dell’Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, rilevano come l’11,6% del territorio emiliano sia soggetto a dissesto idrogeologico: tra il 1999 e il 2022 sono stati effettuati 508 interventi per la messa in sicurezza dal valore di 515 milioni di euro.

La cronologia – Stessi luoghi ma otto anni prima. Era la notte tra il 5 e il 6 febbraio 2015: esondarono diversi fiumi, a Forlì caddero in soli due giorni 160 mm d’acqua, Cesenatico (Forlì-Cesena) rimase isolata, decine di persone furono evacuate. Sempre il fiume Montone esondò il 14 maggio causando l’allagamento di Villafranca, frazione di Forlì, e bloccando la circolazione ferroviaria tra Faenza e Cesena.

Bologna, tra il 2014 e il 2018, aveva dovuto interrompere più volte il nodo ferroviario per forti piogge e nevicate. A Parma, il 18 ottobre 2014, l’esondazione del torrente Enza aveva danni per 100 milioni di euro.

Quattro anni più tardi, il 10 luglio 2019 a Milano Marittima, vicino Ravenna, una tempesta abbatté una pineta e una donna rimase ferita. Quella stessa estate, il 13 settembre, fu il Savio a rompere gli argini mentre Cesena fu colpita da un’alluvione.

Nella stagione estiva del 2022 su Riccione si abbatté prima una tromba d’aria e poi una forte grandinata che causarono danni a stabilimenti balneari e auto.

Crisi siccità – Lo scorso luglio il Consiglio dei ministri presieduto dall’allora premier Mario Draghi aveva dichiarato lo stato di emergenza per siccità in cinque regioni tra cui l’Emilia-Romagna. Nel Delta del Po la siccità ha comportato la risalita dell’acqua del mare fino a 39 km dalla costa, causando diversi danni all’agricoltura. Secondo quanto riporta Legambiente: «Per una fascia di 50 metri dall’argine non può essere coltivato nulla e serviranno anni di pioggia per miscelare l’acqua salata e far tornare la terra fertile». L’ultimo bollettino di marzo dell’Osservatorio siccità sostiene come il 5,9% della Penisola sia soggetta a siccità. Nei prossimi mesi tutti i principali centri meteorologici si aspettano temperature sopra la media, con una probabilità del 70% per il nord Italia.