Si incrina un’altra delle colonne portanti della campagna elettorale del movimento 5 stelle che dal 2013 si batte perchè l’Italia rinunci ai cacciabombardieri F35. Il sottosegretario alla difesa Angelo Tofalo, anche lui pentastellato, ha definito i velivoli di progettazione americana “una tecnologia a cui non possiamo rinunciare”. La nuova posizione del sottosegretario ha destato qualche reazione scomposta sui social, mentre il vicepremier Luigi Di Maio mostra prudenza: “Quello degli F35 è un programma su cui continuiamo ad essere molto molto perplessi, il fatto che ci sia non vuol dire che rifinanziamo tutto il programma, c’è una parte che è stata finanziata dagli anni precedenti”. Insieme ad altri 10 paesi è prevista l’adozione di 440 cacciabombardieri F35 per un totale di 37 miliardi di dollari.
Le dichiarazioni – Tofalo ha sottolineato il ruolo fondamentale della tecnologia del velivolo che fornirebbe alle Forze Armate una “grande capacità aerea che ancora oggi ci mette avanti rispetto a tanti altri Paesi“Certo, ha aggiunto, non bisogna sottovalutare il problema dei costi per cui “si dovranno fare un po’ di calcoli” ma questi aerei restano «irrinunciabili». Le parole del sottosegretario, pronunciate durante un convegno a Montecitorio, sostengono insomma le stesse posizioni per cui la ministra del governo precedente Roberta Pinotti veniva criticata dal movimento: le risorse che verranno investite nel progetto si possono discutere ma questi aerei sono necessari.
La situazione – Quello degli aerei da guerra F35 è uno scoglio su cui si è dovuto scontrare ogni governo degli ultimi 8 anni perché incredibilmente divisivo dell’opinione pubblica che si chiede quanto sia giusto investire le proprie tasse in armamenti capaci di trasportare anche una testata nucleare. La storia del programma che ha reso questo aereo lo standard dell’aviazione moderna è iniziata 20 anni fa ed è costellata di piccoli malfunzionamenti ed incidenti (l’ultimo dei quali il 28 settembre in California dove un F35-B è precipitato a causa di un guasto) che hanno costretto più volte l’americana Lockheed Martin, una delle aziende produttrici di armamenti più grandi al mondo, a richiamare per degli aggiornamenti sia prototipi che esemplari già consegnati e pronti al combattimento. Questa politica ha contribuito a creare un clima di sfiducia verso questi mezzi che molti vedono come una spesa inutile ed uno spreco di soldi pubblici.
Le forze armate italiane – In possesso delle nostre forze armate ci sono già 9 F35 operativi nell’aereonautica militare con 19 nuovi arrivi previsti nel 2019 (il progetto prevede 60 velivoli in totale) mentre la marina militare ha ordinato 15 modelli speciali (F35-B) a decollo verticale che possono essere lanciati anche dalla portaerei Cavour. Gli altri 10 paesi che fanno parte del contratto di acquisto hanno provato, con i loro test, l’efficienza di questo sistema d’arma e tra i suoi più grossi sostenitori ci sono Israele e la Turchia che sarebbe disposta addirittura ad ammorbidire le proprie relazioni con gli Stati Uniti pur di averne alcuni esemplari. L’esperienza già accumulata dagli aviatori e dai tecnici italiani, poi, potrà tradursi in nuovi contratti per le industrie italiane e in nuovi posti di lavoro per la fabbrica di aerei di Cameri (Novara) che si occupa della manutenzione della flotta aerea del nostro paese e dal 2015 produce gli F35 italiani.