Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando insieme al presidente del Consiglio Giuseppe Conte (foto Ansa)

Ventisette anni fa moriva il giudice antimafia Giovanni Falcone in un attentato di Cosa Nostra a Capaci. Fu strage, perché con lui furono uccisi la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. A ucciderli, l’esplosione di potente ordigno sotto un tratto della autostrada A29  che dall’aeropoto di Punta Raisi porta a Palermo. In quel punto stavano transitando alle 17:56 le tre Fiat Croma del corteo a protezione del magistrato. Falcone era considerato dalla mafia il principale responsabile dell’istruzione del Maxiprocesso a Cosa Nostra, quello che con 475 imputati rese necessaria la costruzione dell’Aula bunker del carcere dell’Ucciardone. Qui si sono svolte il 23 maggio le celebrazioni della giornata diventata simbolo della legalità e della lotta alla vriminalità organizzata.

Le polemiche – «La mafia ormai ce l’abbiamo sotto casa», ha detto il ministro dell’Interno Matteo Salvini, presente alla commemorazione. Poi ha commentato su chi invece ha disertato la cerimonia: «Chi si divide sulla lotta alla mafia sbaglia e fa un torto a Falcone». Aveva già fatto sapere della sua assenza il presidente della commissione Antimafia Claudio Fava, che ha spiegato: «La lotta alla mafia ha bisogno di altre forme di presenza e di costanza. Non di parate e di defilé». Il riferimento è proprio a Salvini, ma Fava aveva già spiegato in un post su Facebook come le sue lamentele non fossero rivolte al leader della Lega: «Il mio problema non è che invitino Salvini. Il mio problema è che chiedano a lui di dire e a noi di ascoltare. Fossi io la sorella di Giovanni Falcone avrei chiesto a Salvini di venire e di tacere». Non era presente nemmeno il governatore della regione Sicilia, Nello Musumeci («troppi veleni») e questa mattina anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, dopo aver accolto all’ingresso dell’aula bunker il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il presidente della Camera Roberto Fico, ha rinunciato alla cerimonia. La sorella di Giovanni Falcone, Maria, ha gettato acqua sul fuoco: «Le istituzioni devono essere sempre rispettate e sono inutili le polemiche».

La commemorazione – Il sindaco palermitano ha accolto anche i 1500 studenti a bordo della “Nave legalità”, salpata il 22 maggio da Civitavecchia per Palermo in ricordo della strage. Insieme a lui, Maria Falcone e altri 10mila alunni hanno accolto l’imbarcazione che recava le gigantografie di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (l’anniversario della sua morte, nella strage di via D’Amelio, cadrà il 19 luglio). Gli studenti hanno liberato in cielo palloncini tricolore sulle note di “Pensa” di Fabrizio Moro. Sul loro impegno ha commentato il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti: «Bello vedere tutti questi studenti che non hanno paura e sono puri». Istituzionali ma commosse le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «La Repubblica s’inchina nel ricordo delle vittime e si stringe ai famigliari», che ha parlato anche di un «sacrificio divenuto motore di una riscossa di civiltà». Sia Salvini, sia Conte si sono fermati a visitare il “giardino della memoria di Capaci”. il Presidente del consiglio ha poi parlato nell’aula bunker: «Nel ’92 la mafia non ha colpito solo alcune persone, ma lo Stato», e ha poi spostato l’attenzione sulla lotta all’Antimafia: «L’obiettivo è fare terra bruciata. Le organizzazioni criminali hanno buon gioco a instaurarsi come sistema alternativo là dove mancano diritti e opportunità».

Antimafia –  Anche il capo della polizia Franco Gabrielli è intervenuto nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone: «Non vorrei che passasse il messaggio che una volta che venga preso Matteo Messina Denaro, e lo prenderemo, la partita sia chiusa». Gli ha fatto seguito il presidente dell’Antimafia Nicola Morra, che ha fatto un appello a smettere di accettare il «puzzo del compromesso morale che sporca le istituzioni». Sia Gabrielli, sia Fico, hanno parlato della mafia nei termini del «primo problema del paese».
Forse, però, è stato significativo più di ogni altro il ricordo del ministro della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno, affidato a twitter, che ha scelto di dare spazio direttamente alle parole del giudice ucciso 27 anni fa: «Credo che ognuno di noi debba essere giudicato per ciò che ha fatto. Contano le azioni, non le parole. Se dovessimo dar credito ai discorsi saremmo tutti bravi e irreprensibili».