Un caso di femminicidio a Mazara del Vallo, nel trapanese. Rosalia Garofalo, 52 anni, è stata uccisa dal marito 53enne Vincenzo Frasillo, con cui viveva, nella notte fra il 29 e il 30 gennaio. Per l’uomo, interrogato tutta la notte alla presenza del suo avvocato, è stato disposto dalla procura di Marsala il fermo, che dovrà essere convalidato dal giudice per le indagini preliminari (gip). Intanto è stato portato nel carcere di Trapani. L’accusa è di omicidio.

Picchiata per tre giorni – Quando la polizia e l’ambulanza sono arrivati sul posto, intorno alle 20.30, la donna era già morta. Inizialmente sembrava che a chiamarli fossero stati i vicini di casa, preoccupati dalle urla, ma una chiamata al 118 è arrivata dallo stesso marito, che ha avvertito dell’avvenuto decesso della moglie. L’hanno trovata sul letto matrimoniale ricoperta di lividi sul corpo e segni di percosse. Massacrata di botte per tre giorni fino alla morte, è emerso dall’ispezione del cadavere eseguita dal medico legale. Rosalia Garofalo aveva già denunciato il marito per maltrattamenti, ma in almeno due occasioni aveva deciso di ritirare le accuse. Le testimonianze sembrano confermare una storia fatta di abusi che andava avanti da diverso tempo. Erano sposati da trent’anni e sembra che il marito fosse ossessionato dall’idea che la moglie lo avesse tradito.

Femminicidi – Il femminicidio è l’omicidio colposo o preterintenzionale la cui vittima sia una donna, uccisa per motivi basati sul genere. Si tratta di un neologismo, spiegato dal disegno di legge 724 del maggio 2013 come «un concetto che comprende non solo l’uccisione di una donna in quanto donna (femmicidio), ma ogni atto violento o minaccia di violenza esercitato nel confronti di una donna in quanto donna, in ambito pubblico o privato, che provochi o possa provocare un danno fisico, sessuale o psicologico o sofferenza alla donna». Nel 2019 in Italia ci sono stati 77 femminicidi, riporta femminicidioitalia.it. Quello di Rosalia Garofalo sarebbe il settimo avvenuto dall’inizio del 2020. Inoltre, con la legge denominata “Codice Rosso” introdotta lo scorso luglio 2019, sono state estese le circostanze di aggravanti per omicidio di genere, facendo rientrare tra queste anche le relazioni personali, come il matrimonio.