Filippo Turetta, accusato del femminicidio di Giulia Cecchettin, è da due giorni nel carcere di Verona dove attende l’interrogatorio di garanzia. Il giovane sarà ascoltato dalla gip Benedetta Vitolo, accompagnato dal suo avvocato e presumibilmente dal pm Andrea Petroni, che potrebbe, in un secondo tempo, contestare le aggravanti come la premeditazione. Le accuse potrebbero diventare più gravi dopo che la Procura avrà a disposizione altri elementi come gli accertamenti sulla Fiat Punto di Filippo e l’esito dell’autopsia sul corpo di Cecchettin in calendario il prossimo primo dicembre. Turetta è per ora ricoverato nel reparto infermeria del carcere, dove resterà fino alle valutazioni psicologiche e psichiatriche.

L’estradizione – Il ragazzo è stato estradato in Italia sabato 25 novembre, dopo che il procedimento era slittato di un giorno. È accusato di sequestro di persona e omicidio volontario della sua ex fidanzata Giulia Cecchettin (trovata senza vita il 18 novembre scorso in un canalone a Piancavallo, in provincia di Pordenone), con l’aggravante della «relazione affettiva, cessata». 

Gli ultimi particolari – Turetta ha confessato agli inquirenti tedeschi: «Volevo farla finita, ma non ci sono riuscito». È quanto è emerso dall’ultimo verbale dell’interrogatorio del 22enne. Quando era stato fermato nella sua Fiat Grande Punto, in una corsia d’emergenza dell’A9 che collega Berlino a Monaco, il ragazzo aveva macchie di sangue sugli abiti e presentava delle ferite sia sulle dita che sulle caviglie, probabilmente dovuti alla colluttazione con Giulia Cecchettin. In una borsa marsupio, gli agenti avevano trovato un coltello da cucina con una lama lunga 12 centimetri, pulito: gli inquirenti sono a lavoro per capire se si tratti di una delle due lame che Turetta avrebbe usato per colpire l’ex ragazza (l’altra era stata trovata sul luogo del delitto senza il manico). In attesa dell’autopsia prevista per il 1 dicembre, al vaglio degli investigatori ci sono due video registrati dalle telecamere di sicurezza di Fossò, vicino casa della giovane. Uno di questi, oltre a riprendere l’inizio dell’aggressione alle 23:40, mostra i passaggi dell’auto nella stessa zona poco dopo le 5 del pomeriggio dello scorso 12 novembre. Era un sopralluogo? Dalla risposta dipenderà l’eventuale aggravante della premeditazione del delitto.

«Voglio sparire dalla sua vita» – Negli ultimi giorni è girato anche un audio di Giulia Cecchettin, inviato alle amiche un mese prima del suo omicidio, in cui con voce spezzata parla del rapporto con l’ex ragazzo. «Mi sento in una situazione in cui vorrei che sparisse, vorrei non avere più contatti con lui». Filippo Turetta – racconta la 22enne – non riusciva ad accettare la fine della relazione. Diceva di essere depresso e passare intere giornate a fissare il tetto. Faceva leva sui sensi di colpa. «Lui mi viene a dire cose del tipo che è super depresso, che ha smesso di mangiare, che pensa solo ad ammazzarsi, che vorrebbe morire». La ragazza parla molto dell’insistenza di Filippo Turetta e di quelli che, secondo lei, sono messaggi che risuonano come ricatti: «Queste cose non me le viene a dire per forza come ricatto, però suonano molto come ricatto (…). E allo stesso tempo mi viene a dire che l’unica luce che vede nelle sue giornate sono le uscite con me o i momenti in cui io gli scrivo».