scarpe-contro-la-violenza-delle-donne-638x425Quanto vale la vita di una donna? Forse il tempo di una manifestazione, o  ventiquattro ore del nostro tempo, giusto le ore dedicate alla “Giornata contro la violenza sulle donne” che ogni 25 novembre ricorda a tutti quante donne sono state uccise da uomini. Per la precisione, 128 in Italia da gennaio 2013. Poi, una volta spenti i riflettori e rimesse nello sgabuzzino le scarpe rosse, simbolo della Giornata, ci si dimentica di loro. Ci si dimentica di Lucia Annibali, l’avvocatessa di Pesaro sfregiata con l’acido per ordine del suo ex fidanzato,  e che Giorgio Napolitano ha nominato Cavaliere dell’Ordine del Merito della Repubblica Italiana, un fermo invito a “reagire e a guardare il futuro rivolto a tutte le donne vittime della violenza maschile”. Ci si dimentica delle parole di Angelino Alfano, per esempio, che proprio il 25 novembre aveva detto: “Oggi le donne italiane sono più tutelate. Occorre impegnarci con forza per sradicare ogni forma di sopraffazione e di soprusi attraverso le leggi”. Già, la legge. Proprio quella legge che, il 27 novembre, ha deciso che Samuele Caruso non sconterà l’ergastolo per l’assassinio di Carmela Petrucci, 17 anni, uccisa per aver difeso la sorella dall’ex fidanzato.

I fatti risalgono al 19 ottobre dello scorso anno quando Samuele assalì Lucia e Carmela Petrucci appena rientrate a casa da scuola. Venti coltellate implacabili che hanno ammazzato Carmela e ferito gravemente Lucia, salva per miracolo. A un anno di distanza arriva la valutazione dei periti: l’imputato, 23 anni al momento dell’aggressione e reo confesso al momento dell’arresto “era capace di intendere, ma non di volere in quanto la sua volontà era dominata a pensieri paranoici ed era in vigore la sua parte impulsiva, esplosiva della sua personalità”. In altre parole, i suoi sentimenti non erano controllabili, non era in sé: Samuele agì senza premeditazione e senza alcuna aggravante fondamentale. Tradotto ulteriormente: l’assassino, che ha scelto il rito abbreviato, potrebbe avere una pena non superiore ai vent’anni e probabilmente ne sconterà una parte in un ospedale psichiatrico. Un duro colpo per la famiglia Petrucci che, nelle poche prese di posizione, ha sempre chiesto il massimo del rigore nell’esecuzione della giustizia.

Una giornata contro la violenza non basta, occorre un cambiamento radicale dei modelli culturali italiani. Uno studio dell’Eurodap (l’Associazione europea disturbi da attacco di panico) testimonia che tre uomini su dieci non condannano la violenza sulla donna e credono che sia la donna stessa, in qualche modo, la responsabile delle aggressioni da parte dell’uomo. Il segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki-moon ha ricordato che più del 70% delle donne nel mondo ha subito violenza almeno una volta nel corso della vita.

Maria Elena Zanini