Anche in secondo grado Alessandro Impagnatiello è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Tramontano. Per il femminicidio sono state confermate le aggravanti della crudeltà e del legame affettivo, mentre è stata esclusa la premeditazione. L’avvocata del condannato è «soddisfatta», reazione polemica da parte della sorella della vittima che ha definito vergognosa la sentenza.

La sentenza – Alessandro Impagnatiello uccise la fidanzata Giulia Tramontano con 37 coltellate il 27 maggio 2023 a Senago (Milano), nella casa dove i due convivevano. Nessuno dei colpi risultò mortale e la ragazza morì per dissanguamento. L’uomo tentò invano di bruciare il corpo della vittima per due volte, poi cercò di depistare le indagini per quattro giorni e infine si dichiarò colpevole. La sentenza di primo grado del 25 novembre 2024 aveva sancito per l’assassino la condanna all’ergastolo con tre mesi di isolamenti diurno e le aggravanti della crudeltà, del legame affettivo e della premeditazione. Esattamente sette mesi dopo, il 25 giugno 2025, la Corte d’assise d’Appello di Milano ha confermato la sentenza in secondo grado, con una sola modifica: è stata esclusa l’aggravante della premeditazione.

Premeditazione – Dalle indagini emerse che Impagnatiello, nei mesi precedenti all’omicidio, aveva ripetutamente tentato di avvelenare la compagna somministrandole del veleno per topi. La ragazza al momento della morte era incinta di sette mesi e l’assassino giustificò l’avvelenamento chiarendo che non voleva uccidere la donna ma solo indurre l’aborto. La Corte chiarirà le motivazioni della sentenza d’appello il prossimo 15 settembre, ma potrebbe essere questa la motivazione per cui l’aggravante della premeditazione è stata esclusa. La difesa ha sempre sostenuto infatti che l’accoltellamento non fosse «un agguato» ma fosse giunto al culmine di un «susseguirsi di errori e senza la minima pianificazione».

Reazioni – «Sono soddisfatta» ha detto l’avvocata di Impagnatiello, Giulia Geradini, commentando la sentenza. La donna ha aggiunto che l’accusato «era tranquillo, per quanto lo si possa in essere in questa situazione». La madre di Tramontano, presente in aula, ha invece liquidato i giornalisti che l’assalivano con i loro  microfoni con un «preferisco non dire niente». La sorella della vittima si è espressa sui social, criticando la scelta di escludere la premeditazione: «Vergogna. La chiamano legge, ma si legge DISGUSTO – scrive Chiara Tramontano su Instagram – l’ha avvelenata per sei mesi, ha cercato su internet “quanto veleno serve per uccidere una donna” e poi l’ha uccisa”».