«Associazione a delinquere di stampo mafioso»: così il 13 gennaio scorso il tribunale del riesame di Bologna ha definito il gruppo a cui appartenevano 31 persone arrestate a Ferrara ad ottobre, confermando le misure di custodia cautelare. Dopo lunghi anni di indagini coordinate a livello nazionale dal Servizio centrale operativo della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, un tribunale riconosce la natura mafiosa e la pericolosità dei clan nigeriani che operano sul territorio ferrarese. L’operazione di polizia, guidata dal pm Roberto Ceroni, ha permesso di acquisire importanti informazioni sulle modalità di gestione dei traffici della “piovra nera“, diffusa in tutta Italia e, in particolare, a Ferrara, città di frontiera tra l’Emilia e il Veneto che costituisce un mercato fiorente per il commercio e il consumo di droghe leggere e pesanti.

Da Torino alla Sicilia, i clan nigeriani in tutta Italia – Secondo la Relazione annuale della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, è negli anni ’80 che in Italia si inizia a registrare l’ingresso di cittadini nigeriani nel mondo della criminalità organizzata. Inizialmente utilizzati come corrieri della droga, successivamente, sfruttando i flussi migratori, le organizzazioni criminali nigeriane si sono installate sul territorio nazionale in competizione con quelle locali e hanno iniziato a gestire il traffico di stupefacenti e di esseri umani, lo sfruttamento della prostituzione, truffe e frodi di varia natura. Torino, Ferrara, Roma, Firenze, Catania, Cagliari: i clan nigeriani hanno intessuto una rete capillare estesa in tutta la penisola

I Vikings – La trentuno persone arrestate a Ferrara appartenevano ai Vikings Arobaga, uno dei tanti clan sviluppatisi in Nigeria nella prima metà degli anni ’80. Durante il colpo di Stato guidato dal generale Ibrahim Babangidasi, le confraternite universitarie, denominate “culti”, si trasformarono in vere e proprie organizzazioni criminali, molto potenti sul territorio locale e diffusesi progressivamente anche nel resto del mondo. In Italia ne sono arrivate diverse, i Black Axe, i Black Cats, gli Eiye, i Buccaneers, i Pirates e, appunto, i Vikings, smantellati dalla recente operazione di polizia. Clan rivali con strutture piramidali, riti di iniziazione mistico-religiosi e il culto della violenza. A Ferrara il ruolo principale era ricoperto da Emmanuel Okenwa, conosciuto come “Boogie”, un dj afro beat che coordinava il traffico di droga in Emilia e Veneto. La sua era la carica più importante, dopo quella del “Presidente” (arrestato anche lui, a Torino) e dell’”Anziano”. Gli “Anziani” dal capoluogo piemontese gestivano per conto del “National”, il capo assoluto stanziato in patria, tutte le attività illecite sul territorio italiano. E alla base della piramide le “Belle”, affiliate al clan mediante rapporti sessuali di gruppo, e connazionali coinvolti nelle attività di spaccio e prostituzione. La rivalità tra clan è fortissima e molto violenta: nel 2018 un gruppo di affiliati al clan dei Vikings tentò di organizzare l’omicidio a colpi di machete, fortunatamente sventato, del boss del cult rivale degli Eiye.

Il reclutamento nei centri di accoglienza – Dalle indagini è emerso che gli appartenenti ai “culti” sono principalmente nigeriani e vengono spesso reclutati nei centri di accoglienza con intimidazioni, pestaggi e stupri. È quanto successo a Paul Frankphat, arrivato in Italia nel 2015 e ospitato nel Centro di Accoglienza di Mineo. Nel Cara, come riporta Repubblica, “il controllo dei migranti era di fatto lasciato agli stessi gruppi etnici”. Dopo un ricovero in ospedale a seguito di un pestaggio subito per non aver accettato di affiliarsi ai Vikings, Paul venne costretto ad intraprendere l’attività di spaccio a Ferrara fino a quando, nel 2016, decise di denunciare tutto alla polizia.