Alcuni degli oggetti sequestrati (Ansa)

Cinquantaquattro arresti. Dieci provincie coinvolte in tutta Italia. Con l’operazione “Ares” i carabinieri di Foggia e di Bari hanno smantellato tre presunte famiglie mafiose di San Severo. Sono finiti in manette i vertici dei clan La Piccirella, Severino e Nardino.

Il blitz – L’operazione, cominciata la mattina del 6 giugno, ha previsto l’impiego di oltre 200 uomini delle forze dell’ordine che hanno operato sia in provincia di Foggia sia in altre zone d’Italia. I provvedimenti, emessi dal gip di Bari su richiesta della Dda, sono stati eseguiti in Puglia e nelle province di Milano, Rimini, Fermo, Ascoli Piceno, Campobasso, Pescara, Teramo, Napoli e Salerno. Durante le indagini gli inquirenti avevano scoperto che i clan di San Severo erano ramificati in tutta la penisola: da sud a nord.

Le accuse – Tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi figurano elementi di primo piano delle famiglie mafiose di San Severo, tra i quali Giuseppe Vincenzo La Piccirella e Severino Testa, ritenuti ai vertici del clan ‘La Piccirella’, oltre a Franco e Roberto Nardino, a capo dell’omonimo gruppo criminale. Sono stati arrestati, insieme a altre 50 persone, con le accuse di associazione di tipo mafioso, estorsione, tentata estorsione, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, spaccio di droga, danneggiamento, reati in materia di armi, lesioni personali e tentato omicidio. Tutte le accuse sono aggravate dalla finalità mafiosa. È la prima volta – si apprende da fonti investigative – che viene contestata l’associazione di tipo mafioso alla criminalità organizzata di San Severo, riconosciuta come autonoma e indipendente rispetto alle organizzazioni di Foggia.

Il traffico di stupefacenti –  I contatti dei clan di San Severo superavano anche i confini italiani, arrivando fino in Olanda. E’ da qui che partivano i rifornimenti di marijuana, hashish e cocaina che gli uomini diffondevano e vendevano in Italia. L’indagine ha evidenziato il ruolo di queste famiglie mafiose nel traffico di droga in Capitanata e la spartizione dei proventi illeciti. Spartizione che creava tensioni tra i diversi gruppi malavitosi locali. Negli ultimi mesi a San Severo il clima era diventato sempre più teso e il 24 novembre il pregiudicato Michele Russi era stato trucidato in strada.

Il clima di intimidazione – Secondo la squadra mobile di Foggia, il business dei Piccirella, Severino e Nardino era fondato anche sulle continue estorsioni compiute ai danni dei commercianti e degli abitanti del luogo. Più volte gli indagati avrebbero fatto ricorso alla violenza per l’affermazione della propria leadership sul territorio, che, per gli inquirenti, è basata anche sull’eliminazione fisica dei rivali. Nel corso dell’inchiesta  sono stati accertati diversi episodi intimidatori, come un’estorsione ai danni di un commerciante, che si è visto danneggiare a colpi d’arma da fuoco l’abitazione, il negozio e l’auto.

Le dichiarazioni – «Decine di arresti contro la mafia pugliese, sequestri per più un milione di euro nel Reggino perché in odore di ‘ndrangheta, blitz contro i clan in provincia di Palermo. Grazie a forze dell’ordine e inquirenti. Lo Stato c’è, fa pulizia e non molla la presa: per i criminali tolleranza zero», ha commentato il ministro dell’Interno Matteo Salvini.