Una bomba è stata fatta esplodere questa mattina all’alba in via Vincenzo Acquaviva a Foggia davanti a «Il sorriso di Stefano», un centro diurno per anziani di proprietà del gruppo «Sanità più». La donna delle pulizie che stava lavorando all’interno è rimasta illesa, ma è stata portata al pronto soccorso in stato di choc. Secondo quanto emerge da una prima visione dei filmati di sicurezza, l’ordigno – che ha provocato danni esterni alla struttura, divelto l’insegna luminosa e danneggiato alcune auto in sosta – sarebbe stato piazzato da una sola persona incappucciata. «È chiaro che questo è un seguito alla bomba della scorsa volta», ha detto Cristian Vigilante, responsabile delle risorse umane di «Sanità più», a cui era stata fatta saltare in aria l’automobile il 3 gennaio.

L’inchiesta per mafia – Cristian Vigilante è infatti il testimone di un’inchiesta della Dda (Direzione distrettuale antimafia) di Bari contro la mafia foggiana. Il processo chiamato «Decima Azione» è a carico di 29 presunti esponenti della criminalità organizzata, due dei quali (Francesco Tizzano ed Ernesto Gatta) sono accusati di un tentativo di estorsione ai danni del centro residenziale «Il sorriso» di viale degli Aviatori, sempre di proprietà del gruppo «Sanità più». I due sono accusati di aver chiesto il pizzo e alcune assunzioni proprio a Vigilante, che ha confermato i fatti agli investigatori. Anche per questo motivo, le indagini sull’attentato di questa mattina sono in mano alla Dda di Bari.

«Non otterrete nulla» – Il messaggio che Luca Vigilante, fratello di Cristian e presidente del gruppo «Sanità più», lancia agli attentatori è molto chiaro: «Basta, cambiate vita, così non si ottiene nulla». Dalle sue parole emerge anche una grande preoccupazione. «Siamo esterrefatti. Non ci aspettavamo una cosa del genere a distanza di pochi giorni da una risposta collettiva, sociale e istituzionale», ha detto riferendosi alla marcia antimafia organizzata da Libera il 10 gennaio scorso che ha portato in piazza migliaia di persone a Foggia. Pronta però la reazione. «Il centro funzionerà ordinariamente: anzi è già aperto perché non ci sono stati danni strutturali. Noi lavoreremo tranquillamente».

L’escalation di violenza – «Abbiamo sentito un forte boato ed un rumore di vetri rotti, quelli della scalinata». A parlare è un residente di via Acquaviva, che abita di fronte al centro «Il sorriso di Stefano». «A Foggia siamo in guerra». La sensazione dei cittadini è quella di essere vittime di una escalation di delinquenza in queste prime settimane del 2020, visti i sei attentati e l’omicidio avvenuti nei primi tre giorni dell’anno. Una serie di violenze che aveva portato gli uomini delle forze dell’Ordine ad effettuare un centinaio di perquisizioni nella notte della Befana, con sequestri e arresti.

«A fianco delle vittime» – «Reagiremo di fronte a queste persone che pensano di potersi appropriare della nostra vita. Il ministro dell’Interno è stato molto chiaro: la reazione dello Stato sarà ancora più forte e la presenza sarà ancora più determinata», ha commentato il commissario straordinario antiracket Annapaola Porzio dalla Prefettura di Foggia. La speranza di Porzio è che anche la società civile sia al fianco delle istituzioni. «Tutti i giorni i cittadini devono voler essere liberi e non aver niente a che fare con la criminalità organizzata e il malaffare», perché altrimenti «non si potrà avere il risultato completo». Massima la solidarietà agli imprenditori vittime di intimidazioni: «Siamo con loro. Noi facciamo il meglio possibile, se hanno bisogno di qualcosa in più faremo anche quello».