Si celebra ogni anni il 10 febbraio il Giorno del ricordo delle vittime delle foibe, una delle pagine più tragiche della storia italiana. Tra il 1943 e il 1947 l’Istria e la Dalmazia furono teatro di eccidi compiuti ai danni di militari e civili italiani della Venezia Giulia e della Dalmazia da parte dei partigiani jugoslavi. La giornata, che coincide con la firma dei trattati di pace di Parigi, fu istituita con la legge del 2004 sottoscritta dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che volle ricordare «coloro che perirono in condizioni atroci nelle foibe, nell’esodo giuliano-dalmata e nelle vicende del confine orientale».
Celebrazioni in Senato – Il 10 febbraio alle 16 Sergio Mattarella e Mario Draghi saranno al Senato per prendere parte alle celebrazioni. «Il ricordo, anche il più doloroso, anche quello che trae origine dal male, può diventare seme di pace e di crescita civile. Questo è l’impegno di cui negli ultimi anni il nostro Paese si è reso protagonista insieme alla Slovenia e alla Croazia per fare delle zone di confine una terra di incontro e prosperità, di collaborazione, di speranza», ha detto il presidente della Repubblica in una nota. La commemorazione sarà aperta dal discorso della presidente del Senato, Elisabetta Casellati, cui seguirà quello del presidente della Camera, Roberto Fico. Chiuderà la celebrazione l’intervento del presidente del Consiglio Mario Draghi. Alla cerimonia saranno presenti anche il vicepresidente della Corte Costituzionale, Daria de Pretis, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio e il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi.
La storia – Per “foibe” si intendono le cavità naturali, profonde anche centinaia di metri, che esistono nella regione del Carso, a cavallo tra il Friuli-Venezia Giulia e le odierne Slovenia e Croazia. Lì, a partire dal crollo del regime fascista nel 1943, furono compiuti massacri contro la popolazione italiana a opera dei comunisti iugoslavi del maresciallo Tito, il rivoluzionario filo sovietico che, con la fine della Seconda Guerra Mondiale, sarebbe diventato dittatore della Iugoslavia fino al 1980. Secondo quei partigiani tutti gli italiani erano fascisti perciò tutti coloro i quali non erano comunisti e vivevano in Istria e in Dalmazia (due zone del Friuli Venezia Giulia) furono trattati come “nemici del popolo”, torturati e poi gettati nelle fosse naturali. Secondo le stime furono tra i 5mila e i 10mila gli italiani vittime delle foibe. Agli eccidi seguì l’esodo giuliano dalmata, l’emigrazione forzata della maggioranza dei cittadini di etnia e di lingua italiana in Istria e nel Quarnaro, esodo che si concluse solo nel 1960. Tra le 250mila e 350mila persone furono costrette a lasciare le loro case.
Polemiche – Ha generato intanto alcune polemiche il convegno intitolato Uso politico della memoria e revanscismo fascista: la genesi del Giorno del ricordo, organizzato da Tomaso Montanari, rettore dell’Università per stranieri di Siena. Alcuni senatori della Lega hanno presentato un’interrogazione al ministro dell’Università Cristina Messa sulla legittimità dell’iniziativa, che lo scrittore ha definito «un’iniziativa scientifica e non politica». «L’università fa il suo mestiere di ricerca ed espressione del pensiero critico senza schierarsi politicamente – ha aggiunto Montanari – Sono molti giornali che purtroppo non stanno facendo il loro, di dovere, cioè raccontare fatti documentandosi ed esprimere opinioni non strumentali. Stanno invece facendo campagna politica seguendo gli interessi dell’estrema destra che si annuncia ormai maggioranza tra i votanti. Maggioranza tra i votanti e non nel Paese».