“Infedeltà patrimoniale”. E’ questa l’accusa contenuta negli avvisi di garanzia consegnati giovedì mattina ai figli di Salvatore Ligresti dalla Guardia di Finanza. I tre – Paolo, Jonella e Giulia – sono già indagati dalla Procura di Torino per falso in bilancio e ostacolo all’attività degli organi di vigilanza, nell’indagine sulla compagnia di assicurazione Fondiaria Sai, ceduta dai Ligresti a Unipol lo scorso mese. Oltre alla famiglia dell’imprenditore siciliano, risultano coinvolti anche Vincezo La Russa, il fratello maggiore dell’ex ministro della Difesa Ignazio, e gli ex amministratori delegati della compagnia, Emanuele Erbetta e Fausto Marchionni.

I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria si concentrano sul periodo 2001-2008, durante il quale sarebbe maturata l’ipotesi di reato contestata ai Ligresti. Il filone di indagine nasce dalle numerose querele degli azionisti di Fonsai nelle quali sono state denunciate condotte gestionali degli indagati in presunto conflitto di interesse con la società. Secondo il procuratore aggiunto Vittorio Nessi e il pm Marco Gianoglio, i vertici della compagnia decidevano di spendere, a proprio vantaggio, in operazioni non strettamente legate al business aziendale.

Le notifiche di giovedì si aggiungono alle perquisizioni del 2012 negli uffici di Fondiaria Sai a Torino e Milano, e nella sede dell’Information Tecnology di Fonsai nel capoluogo piemontese. Dopo la consegna degli avvisi di garanzia, Adusbef, l’associazione dei consumatori e degli utenti bancari, chiede “l’estensione delle indagini ai dirigenti delle società Fondiaria Sai, Unicredit e Mediobanca, nonché alla Consob”. Secondo il presidente Elio Iannutti, è “impossibile che nessuno dei vigilanti come Consob ed Isvap si sia accorto del buco di oltre 2 miliardi di euro”.

Carlo Marsilli