«Con la Prefettura stiamo lavorando per la garanzia assoluta della sicurezza»: così il sindaco di Roma Ignazio Marino si prepara ad accogliere la protesta dei forconi, o quel che ne resta, per la nuova manifestazione annunciata per domani. Dopo le violenze dei giorni scorsi a Torino, come dargli torto, in fondo, se mette le mani avanti. «Chi vive un disagio sociale vuole legittimamente manifestare a Roma, sede del Parlamento e del Governo. Ma ci si deve tenere lontani dalla violenza e da questo nasce la preoccupazione», ha spiegato ai microfoni di Rainews.
Quello che domani 18 dicembre si vedrà a Roma non è dato prevederlo. I Forconi hanno anime diverse e, da poco, anche divise. Solo una parte di loro marcerà sulla capitale: è quella che fa riferimento al contadino in Jaguar Danilo Calvani e al suo Movimento 9 Dicembre. Gli altri membri di quello che la stampa aveva definito il “triumvirato” della protesta si sono già dissociati: «Calvani non è un Forcone. L’ha detto anche in tivù. Da tempo gli dicevamo di stare attento a chi gli sta vicino. Ma quando si senton robe come quelle che ha detto, che “non vede male un governo di militari…”, con noi ha chiuso». A dichiararlo al Secolo XIX è stato Lucio Chiavegato, capo-Forcone in Veneto, ex-leghista con istanze secessioniste e presidente degli imprenditori federalisti (Life). «Non siamo violenti. Né chi ci segue. Uno dei motivi del non andare a Roma, tentando di convincere Calvani, era questo: il rischio violenze».
Della stessa opinione è anche il siciliano Mariano Ferro, agricoltore e fondatore dei primi Forconi (apparsi sull’isola nel gennaio 2012). Secondo lui a Roma non ci saranno la maggior parte dei comitati dei suoi. E il governo, attaccato per le tasse e l’apatia, rimane un interlocutore: «Se ha delle soluzioni ce le dia. Credo che non ce ne siano, ma non voglio dare adito a Letta per fargli dire che siamo solo dei facinorosi. Voglio sedermi col governo, poi si decide». Ammette anche di essere stato contattato dal sottosegretario ai Lavori Pubblici, Rocco Girlanda, ma di non averci ancora parlato. Di Calvani commenta: «C’è divergenza. Se pensa che io voglia fondare un partito è fuori strada. Spero che dietro di lui non ci siano parti politiche non rassicuranti».
Il riferimento è a infiltrazioni di estrema destra, come quelle che hanno sconvolto Torino o la scorsa notte hanno portato a sigillare la sede della Cgil toscana a Firenze. Chiavegato ha anche accennato alla presenza di un consigliere di Calvani poco accetto agli altri Forconi, una sorta si Casaleggio affiliato a Scientology, tale Gabriele Bertelli: «Mi spiace. Davvero. Ma sapesse quante volte gliel’abbiamo detto: lascia stare Bertarelli».
Danilo Calvani non si è lasciato intimorire dalle defezioni: «Noi in piazza ci saremo e con noi la maggior parte dei comitati», ha replicato, aggiungendo: «Noi abbiamo sempre detto che non vogliamo trattare con il governo evidentemente per loro non è più lo stesso».
I Forconi “tranquilli” potrebbero invece essere a Roma domenica. «La protesta pacifica comincia dal Papa», ha scritto Ferro su Facebook, proponendo di trovarsi nella capitale per l’Angelus. «La data è domenica 22. Poi resteremo a Roma. Chiederemo una piazza alla questura di Roma per una protesta in forma statica. È molto probabile che passeremo il Natale a Roma».
Eva Alberti