Più di 250 donne sono state drogate e umiliate con un forte diuretico. L’accusa arriva dalla Francia e riguarda Christian Nègre, un funzionario di alto livello nel ministero della Cultura francese. Una vera e propria perversione sessuale chiamata «omorashi» che affonda le sue radici nella cultura giapponese.

L’accusa – Il capo reparto, dopo aver convocato le ragazze con la pretesa di un colloquio lavorativo, avrebbe iniettato nelle loro bevande un forte diuretico. Poi le avrebbe convinte a continuare la chiacchierata durante una lunga passeggiata all’aperto con il solo scopo di vederle a disagio. In alcuni casi l’incontro si sarebbe prolungato anche per più di due ore, il tutto senza permettere alle vittime di fermarsi ed espletare i loro bisogni. La polizia ha poi scoperto prove che indicano un modello pluriennale di abuso facilitato dalla droga, noto in Francia come «sottomissione chimica».

Esperimenti – Una scoperta del tutto casuale da parte della polizia. L’uomo era stato segnalato nel 2018 per aver tentato di fotografare le gambe di una collega. Gli inquirenti, indagando sul suo computer, hanno trovato anche un foglio Excel dal titolo «esperimenti». Nelle tabelle erano registrati tutti i dettagli delle violenze. Dalla data, alla dose di diuretico utilizzata, fino alla reazione della candidata per il posto di lavoro, Negrè si appuntava di tutto, proprio come si farebbe per un esperimento scientifico.

Il processo – Sono passati sei anni da quegli episodi, ma Negrè non è ancora stato processato. Alcune donne hanno ricevuto un risarcimento dallo Stato, anche se il ministero della Cultura non si ritene responsabile dei fatti. Louise Beriot, avvocata di molte vittime, ha dichiarato che «Con il pretesto di una fantasia sessuale, si tratta di potere e dominio sui corpi delle donne attraverso l’umiliazione e il controllo». Un contesto che ha portato le persone coinvolte ad auto colpevolizzarsi e a soffrire di disturbo da stress postraumatico.

Omorashi – La perversione di Nègre fa riferimento all’omorashi, un termine giapponese dal senso innocuo. Il significato letterale è quello di «bagnarsi addosso» e riporta ai problemi dei bambini che non hanno pieno controllo della vescica. Solo in un secondo momento, nella cultura erotica nipponica, specialmente quella che fa riferimento a hentai e manga, è entrato nella cerchia dei feticismi. A differenza del pissing, pratica in cui si prova o riceve piacere nel farsi urinare addosso, in questo caso l’eccitazione si basa molto di più sulla tensione psicofisica e nella sensazione di disagio che si crea all’altra persona. Rispetto all’atto in sé è il bisogno urgente di urinare, con il conseguente sforzo per trattenere lo stimolo, a stimolare l’altra persona.