«Non siamo mica a Thoiry [uno zoo parigino n.d.r.]», urlavano Vinz e suoi compagni a una troupe televisiva nel film-culto L’odio. Dall’opera prima di Mathieu Kassovitz a oggi sono passati quasi 30 anni, ma Chanteloup-les-Vignes, la banlieue a 25 chilometri da Parigi dove è ambientato, non è cambiata molto. Lo scorso weekend tra le strade e i giardini umidi di questo quartiere c’è stato l’ultimo capitolo degli scontri tra locali e polizia. Per tutto il fine settimana le violenze sono andate avanti senza sosta, fino all’incendio doloso che ha distrutto L’Archè, la scuola di arti performative da anni punto di riferimento per l’emancipazione culturale e professionale di centinaia di ragazzi in cerca di un futuro migliore.

Il contesto – Attacchi con bombe molotov, lancio di sassi e sabotaggio delle reti elettriche vanno avanti da settimane. Gli agenti della polizia che pattugliano la zona subiscono attacchi ogni giorno, specie durante i fine settimana, da gruppi di persone, tra cui molti giovani, con ogni probabilità residenti della stessa banlieue. Il metodo è sempre lo stesso: nelle centrali arriva una telefonata di emergenza per un piccolo fuoco o una segnalazione circa il danneggiamento a infrastrutture o automobili, quindi gli scontri. La domenica mattina poi, quando il fumo delle fiamme si placa e rimangono solo gli scheletri di vetture posteggiate e i vetri frantumati, si fa la conta dei danni. La situazione è preoccupante, la guerriglia urbana viva e la questione delle periferie ritornano al centro del dibattito pubblico francese anche se, in teoria, non sono mai state fuori dagli ordini del giorno che la politica, unita nella denuncia delle parole del ministro dell’Interno Christophe Castaner, dice di seguire.

Le reazioni – Emarginazione sociale, depressione economica e attività illecite continuano a scandire molte vite del profondo hinterland dell’Île-de-France. Il bersaglio dell’ultima ondata di rivolte è stato una scuola circense che ha dato molto alle generazioni di artisti che l’hanno frequentata. Grazie all’attività svolta tra le sue mura, all’Archè si sono formati professionisti in diverse specialità, tutte apprese negli atelier dell’istituto. Le cose andavano anche bene per l’organizzazione e da un anno tutta la struttura e i materiali erano stati trasferiti da un tendone a una nuova sede in un vero e proprio edificio costato 800mila euro. «Non so cosa fare, questa distruzione è fuori dalla nostra comprensione – ha riferito la sindaca di Chantelop Catherine Arenou in un’intervista al quotidiano Libération – È evidente che servono ancora più sforzi per dare una vita dignitosa agli abitanti della zona». Oggi di tutto quello che il circo rappresentava restano solo mura spoglie e oggetti carbonizzati, oltre ai danni a una scuola materna per cui 279 alunni rimarranno a casa fino al 12 novembre, secondo La Stampa. C’è fermento sotto la pelle di cemento di queste zone, molti ragazzi si esprimono attraverso l’arte, la musica e lo sport. Gli sfoghi dei residenti accorsi sul luogo dell’incendio per manifestare tutto il loro disarmo e il distacco dalla violenza fanno rima con una banlieue diversa, ma non ci sarà più alcun momento migliore nel circo di Chanteloup. Almeno per un po’.