Nuovi guai per Alberto Genovese, che dopo la condanna di due mesi per gli stupri di Terrazza Sentimento a Milano e Villa Lolita a Ibiza si trova imputato per il reato di possesso di materiale pedopornografico. Le nuove indagini della procura di Milano, condotte dal procuratore aggiunto Letizia Mannella e dai sostituti Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini, hanno portato alla luce video e foto di 62 minorenni senza vestiti o «in atteggiamenti sessualmente espliciti». 11 file, tra l’altro, riguardano «soggetti prepuberali», di cui Genovese ha persino segnato l’età, nominandoli «8 yo», «10 yo» e via dicendo («yo» sta per l’inglese years old). Il tutto contenuto in una cartella ribattezzata «La Bibbia 3.0», il che lascia supporre che ci possano essere anche delle versioni precedenti.
Altri stupri – Tra i nuovi capi d’accusa ci sono anche altri abusi sessuali, questa volta a danno di una ragazza pugliese di 22 anni. In realtà, la giovane aveva denunciato le violenze già nel primo processo, ma il gip Tommaso Perna non aveva autorizzato l’arresto dell’imprenditore a causa di insufficienza di indizi. Genovese, così, era stato processato solo per lo stupro di una diciottenne a Terrazza Sentimento e per quello di una ragazza di 23 anni nella villa di Ibiza. Le nuove indagini, invece, hanno dato valore alle testimonianza della ventiduenne, il cui racconto presenta la stessa dinamica dei precedenti casi: vittima drogata e quindi violentata. A Genovese è contestato pure il reato di violenza sessuale di gruppo, in cui sarebbe coinvolta anche la sua ex fidanzata, Sarah Borrusso. Tra le ipotesi di reato c’è poi quella di intralcio alle indagini: i pm milanesi contestano il tentativo di corrompere la diciottenne che per prima aveva trovato la forza di denunciarlo. Sarebbe stato il fidato amico Domenico Leali, due giorni dopo l’arresto (novembre 2021), a tentare di comprare, con 8 mila euro in contanti e su mandato dell’imprenditore, il silenzio della giovane. Leali le avrebbe promesso viaggi e regali lussuosi, salvo poi minacciarla dicendole che, se non avesse accettato, Genovese, «persona potente», si sarebbe «accanito» contro di lei. Lo stesso Leali, inoltre, è accusato di detenzione di droga a fini di spaccio: era lui, infatti, a procurare la merce che girava nei party organizzati da Genovese e teatro dei suoi stupri, accertati e presunti.
La condanna – Genovese, co-fondatore di Facile.it e di Prima Assicurazione, era stato condannato con rito abbreviato in primo grado dal gup di Milano Chiara Valori il settembre scorso. I capi di imputazione erano stati gli stupri della diciottenne a Milano e della ventitreenne a Ibiza, avvenuti entrambi nel 2020, per cui aveva preso 8 anni e 4 mesi. Nel secondo episodio fu coinvolta anche la sua ex, Sarah Borrusso, che è stata condannata a 2 anni e 5 mesi. Negli atti del processo la condizione di Genovese venne definita un «quadro di devastazione umana».