“È stata una requisitoria sconnessa dagli atti processuali. In realtà nelle carte non c’è nulla”. Il giorno dopo la requisitoria al processo Ruby, Niccolò Ghedini resta comunque “fiducioso” in una futura assoluzione. Per il principale avvocato di Silvio Berlusconi, questo è soprattutto un “processo mediatico. è una guerra che dura da moltissimo ma finirà bene”. Il riferimento del difensore è anche ai passati processi che hanno visto il Cavaliere sul banco degli imputati e Ilda Boccassini sulla poltrona dell’accusa. Così fu nei processi Lodo Mondadori, evocato dal procuratore aggiunto durante la requisitoria, e Sme. E Ghedini, dai microfoni di TgCom24, ricorda proprio l’assoluzione per l’ex premier in quest’ultimo procedimento. Tutte le obiezioni alla ricostruzione della Procura, Ghedini le illustrerà alla Corte il prossimo tre giugno, data fissata per le arringhe. A cominciare dal senso stesso delle feste di Arcore. Se per il pm erano parte di “sistema prostitutivo per il piacere sessuale del padrone di casa”, la difesa ricorda come invece tanti testimoni parlino solo di normalissime cene. Si vedrà comunque in aula il mese prossimo, quando gli avvocati cercheranno di contestare l’atto d’accusa di Ilda Boccassini che ha chiesto per l’imputato Berlusconi sei anni di reclusione e l’interdizione dai pubblici uffici, per concussione e prostituzione minorile. Due accuse, per due arringhe: prima Piero Longo, poi Niccolò Ghedini. Poi, salvo eventuali repliche, alla Corte non resterà che ritirarsi in camera di Consiglio, per arrivare ad un verdetto. Il 24 giugno, data della sentenza.

Sei anni di reclusione e interdizione permanente dai pubblici uffici, è stata la richiesta del Pubblico Ministero. Una condanna che, se venisse accolta, decreterebbe la fine politica di Silvio Berlusconi, dopo quasi venti anni vissuti da protagonista nella scena politica del nostro Paese.  “Un processo mediatico – l’ha definito Ghedini – ma dal punto di vista giudiziario non c’è nulla”. Perché, secondo il legale dell’ex premier, ci sono tanti testimoni che dichiarano che non c’era nessun sistema di prostituzione, le cene di Arcore erano normalissime e le stesse ragazze citate dalla Boccassini hanno sempre detto di non aver mai ricevuto denaro in cambio di atti sessuali.

Enrico Tata