Gabriella è stata freddata con un colpo di pistola alla testa, al termine dell’ennesima lite. Il suo corpo, avvolto in un telo di plastica, è stato poi tenuto in casa per quattro giorni per studiare il modo di disfarsene. Infine è stato legato a due pesanti blocchi di cemento e gettato nel laghetto della cava Merlini di Cernusco sul Naviglio, nel Milanese.

Mario Marcone, 42 anni, operatore ecologico di Pioltello (Milano), ha confessato tutto davanti agli inquirenti: è stato lui ad uccidere l’ex compagna Gabriella Fabbiano. Le tracce di sangue della vittima ritrovate dai Ris di Parma nell’abitazione e nella macchina di Marcone lo hanno incastrato. Nella tarda serata del 14 dicembre è arrivato il fermo per lui e per il suo complice Fabrizio Antonazzo, 60 anni, il quale lo avrebbe aiutato a sbarazzarsi del corpo di Gabriella. Per Marcone l’accusa è di omicidio volontario, con l’aggravante della premeditazione, porto illegale di armi e soppressione di cadavere, questi ultimi due reati commessi in concorso con Antonazzo.

Secondo la versione raccontata dal netturbino, l’omicidio sarebbe avvenuto la sera del 30 novembre dopo una violenta lite con la donna dovuta a questioni di gelosia. Marcone avrebbe poi tenuto nascosto il cadavere nella propria abitazione e avrebbe atteso la notte del 4 dicembre per disfarsene, coadiuvato dall’amico Antonazzo. Il corpo di Gabriella è stato ritrovato il giorno dopo nella cava Merlini a Cernusco sul Naviglio. I carabinieri sono ancora alla ricerca dell’arma del delitto, anch’essa gettata nel laghetto.

Fin da subito i sospetti del sostituto procuratore Francesco Cajani e dell’aggiunto Alberto Nobili, titolari delle indagini, si erano concentrati sul 42enne di Pioltello, il quale aveva negato a più riprese di aver avuto una relazione con la vittima. In passato Marcone aveva scontato due anni di carcere per aver tentato di investire l’ex moglie.