Era un giovedì quel 17 maggio del 1990 in cui l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) rimosse l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali, stabilendo che l’orientamento sessuale è parte dell’identità delle persone. Da qui la decisione di celebrare ogni anno, nella stessa data, la Giornata mondiale contro l’omofobia, la bifobia, l’interfobia e la transfobia. Negli ultimi anni le comunità LGBTI in tutto il mondo hanno compiuto grandi passi in avanti nella conquista dei diritti civili, con delle importanti tappe ancora da percorrere. In Italia, la legge Cirinnà l’11 maggio del 2016 ha introdotto il diritto di famiglia anche per le coppie dello stesso sesso attraverso l’unione civile. Adesso si discute del Ddl Zan e delle violenze di genere.

IDAHOBIT  – Il primo IDAHOBIT (International day against homophobia, biphobia, interphobia e transphobia) si tenne nel 2004. Nata da un’idea del curatore del libro collettivo Dictionnaire de l’homophobie, il francese Louis-George Tin, venne istituita ufficialmente dall’Unione europea nel 2007 come risposta ad alcune dichiarazioni di diverse autorità polacche contro la comunità LGBTI. Con l’aumentare della consapevolezza collettiva sull’identità personale, negli anni l’originaria IDAHO si è dedicata prima alle lotte contro la transfobia e poi contro la bifobia. Celebrato ormai in più di 130 Paesi, quest’anno in Italia assume un valore ancora più politico.

Violenze di genere – Secondo il report curato da GayHelpLine.it, il contact center nazionale antiomofobia e antitransfobia, sono circa 20mila le persone che ogni anno compongono il loro numero verde. Circa il 60% delle richieste d’aiuto provengono da giovani di età compresa fra i 13 e 27 anni. Di questi, la metà hanno avuto problemi in famiglia a causa del proprio coming out. Nel corso del 2020, le minacce ricevute sono più che raddoppiate rispetto all’anno precedente (dall’11% al 28%) e le discriminazioni sul lavoro sono passate dal 3 al 15%. È con la spinta di questi dati, in aggiunta al fatto che il 60% di chi chiama lo fa per problematiche di natura psicologica, che la comunità LGBTI italiana sta scendendo in piazza. “Non un passo indietro. Legge Zan e molto di più”, è lo slogan con cui l’associazione Arcigay ha guidato manifestanti in tutta Italia per sostenere il Ddl Zan. L’8 maggio a Milano sotto all’Arco della Pace e dal 15 fino al 22 in altre 54 piazze da Roma a Torino passando per Padova, la città di Alessandro Zan.

Ddl Zan – Deputato del Partito democratico e già presidente della sezione Veneto di Arcigay, Zan si è fatto promotore di un disegno di legge che contrasti l’omobitransfobia. Approvato dalla Camera nel novembre 2020, è ora calendarizzato in commissione di Giustizia al Senato. La legge propone l’ampliamento del reato di propaganda e istigazione a delinquere. Questo, a oggi è previsto dalla legge Mancino del 1993 per «motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa», ai quali verranno aggiunti quelli «fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere o sulla disabilità». Sono dieci gli articoli che lo compongono e mirano anche a definire alcuni concetti centrali del dibattito: cosa si intende con “sesso”, “genere” e “identità di genere”. Inoltre, prevede che l’Istat almeno ogni tre anni rilevi i dati relativi alle discriminazioni e alle violenze di genere.

C’è chi dice “no” – Prima dell’approvazione definitiva, il Ddl verrà discusso. Non tutte le forze politiche sono schierate a suo favore. Alcune delle motivazioni di chi si sta opponendo al disegno di legge sono state riassunte dal cardinale e presidente della Cei Gualtiero Bassetti nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera: «Ho sempre sostenuto che non ci fosse bisogno di questo disegno di legge perché c’è già tutta una legislazione sufficiente a tutelare le persone contro le discriminazioni e le violenze». Il cardinale si è poi detto disposto ad accettarla nel caso diventi legge, a patto che venga rivista in alcuni punti. Primo fra tutti proprio la definizione di “identità di genere”, «mette in discussione la differenza uomo-donna e per noi è inaccettabile», e l’invito a riscriverla «in modo che non abbia infiniti sensi e interpretazioni». Si tratta comunque di un’apertura se confrontata al Responsum pubblicato dalla Congregazione per la dottrina della fede il 15 marzo scorso in cui si dichiara che: «Non è lecito impartire una benedizione a relazioni, o a partenariati anche stabili, che implicano una prassi sessuale fuori dal matrimonio, come è il caso delle unioni fra persone dello stesso sesso». Tra le forze politiche chi chiede una rivisitazione del testo sono i leader della Lega, Matteo Salvini, e di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, entrambi con un post su Facebook.

Voci politiche – Non si è fatto attendere il messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per cui la IDAHOBIT «è l’occasione per ribadire il rifiuto assoluto di ogni forma di discriminazione e di intolleranza e per riaffermare la centralità del principio di uguaglianza sancito dalla nostra Costituzione e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea». Il presidente ha anche richiamato l’attenzione alla tutela della diversità e il rispetto alla dignità umana perché «le attitudini personali e l’orientamento sessuale non possono costituire motivo per aggredire». Il segretario del Pd, Enrico Letta, ha affidato a un tweet il compito di ribadire l’impegno nell’ «approvare subito il Ddl Zan».