Ogni anno, dal 1993, il 22 marzo l’Onu celebra la giornata mondiale dell’acqua. Per il 2021 le Nazioni Unite hanno scelto di lanciare un Sos contro i ripetuti tentativi da parte della speculazione finanziaria di considerare questa risorsa vitale come una qualunque materia prima che può essere comprata e venduta. Tutto ciò nonostante nel mondo oltre 2 miliardi di persone non abbiano accesso a fonti gratuite di acqua abbondante. E le prospettive non sono brillanti: si stima che, senza interventi, entro il 2050 saranno 5,7 miliardi le persone condannate a vivere in zone con carenza idrica per almeno un mese all’anno. Non solo ma anche nei paesi industralizzati gli sprechi restano alti: per quanto riguarda l’Italia, ad esempio, la rete idrica nazionale riesce a trattenere solo l’11% dell’acqua piovana..

Il report dell’Onu – La scelta dell’Organizzazione delle Nazioni Unite di dedicare la giornata al valore inestimabile dell’acqua non è casuale. La pandemia da Covid-19 ha fatto capire ancora di più quanto sia preziosa l’acqua per le nostre vite. Lavarsi le mani in maniera sicura è diventato un gesto fondamentale ma non così facile da attuare per tutti: secondo il report dell’Onu nel 2021 300 milioni di persone nel mondo non hanno accesso all’acqua pulita. La situazione è aggravata dall’aumento degli eventi meteorologici estremi che hanno causato oltre il 90% dei grandi disastri nell’ultimo decennio. Secondo gli esperti, è necessario limitare il riscaldamento globale per ridurre del 50% lo stress idrico indotto dal clima. In questo quadro, evitare le speculazioni in ambito economico diminuirebbe il rischio di tagliare fuori ancora più persone dall’accesso all’acqua. «Il suo valore va ben oltre il suo prezzo e si lega alle famiglie, al cibo, alla cultura, alla salute, all’istruzione, all’economia e all’integrità dell’ambiente naturale. Se trascuriamo uno di questi aspetti, rischiamo di gestire male una risorsa finita e insostituibile», si legge sul sito dell’Onu, nella sezione dedicata al World Water Day.

Allarme rete idrica in Italia – Nel nostro Paese la sensibilizzazione sul tema è bassa. Secondo una ricerca Ipsos, solo un italiano su 4 ha dichiarato di aver prestato attenzione ai consumi d’acqua nel corso dell’ultimo anno, trascorso prevalentemente dentro casa e in misura maggiore rispetto al passato. Il report di House Ambrosetti evidenzia come l’Italia sia agli ultimi posti nella classifica europea per investimenti nel settore idrico, davanti solo a Romania e Malta. Circa il 60% della rete idrica nazionale ha più di 30 anni e il 25% ha più di 50 anni. Secondo l’Anbi (Associazione nazionale consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue) oggi mancano 5 miliardi di metri cubi d’acqua rispetto a 50 anni fa. Confagricoltura afferma che «occorre mettere mano con urgenza all’intera rete idrica nazionale, visto che dopo trent’anni di abbandono è in pessime condizioni». Le priorità sono quelle di «costruire nuovi invasi, rinnovare i sistemi irrigui, sanare la rete dell’acqua potabile che perde il 42% tra quella immessa e quella erogata». Per Coldiretti il tema principale è la siccità, che rappresenta l’evento climatico avverso più rilevante per l’agricoltura italiana con danni stimati in media in un miliardo di euro all’anno soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti. L’Italia resta un Paese piovoso con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono annualmente ma per le carenze infrastrutturali se ne trattengono solo l’11%.

Primato europeo – Siamo il secondo paese dell’Unione Europea per prelievi di acqua ad uso potabile e il primo paese al mondo per consumi di acqua minerale in bottiglia (rispetto a una media europea di 118 litri). Con ben il 21% del nostro territorio esposto a siccità, la giornata mondiale dell’acqua torna a mettere al centro del dibattito il valore dell’acqua. Non aiuta il fatto che le nostre tariffe domestiche su questo bene siano tra le più basse in Europa, il che contribuisce al basso livello degli investimenti.