Istituti Tecnici superioriIl mondo del lavoro cerca tecnici specializzati, ma in Italia non ce ne sono a sufficienza. Ecco perché il Miur, il ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, punta sugli istituti tecnici superiori: scuole ad alta specializzazione tecnologica nate per rispondere alla domanda delle imprese di nuove ed elevate competenze tecniche e tecnologiche, alle quali anche la programmazione economica europea attribuisce valenza “prioritaria”. Sono più di 300 mila le richieste di diplomati degli istituti tecnici e professionali da parte delle imprese, secondo il Miur, ma solo 153 mila i diplomati che entrano nel mercato del lavoro.

La realtà della formazione tecnica è già diffusa in Europa, in particolare in Francia e Germania, dove, il legame tra scuola e mondo del lavoro è consolidato da tempo e l’inserimento lavorativo dei diplomati dagli istituti tecnici è generalmente immediato ed efficace: in Francia il 72 per cento degli ex alunni trova un impiego subito dopo la fine del corso.

In Italia, nel quadro della prima programmazione sperimentale del 2010, sono stati attivati 59 istituti tecnici superiori di sei diverse aree tecnologiche. Oggi gli ITS sono 74. Dopo cinque anni di rapida evoluzione, l’Osservatorio sugli Its creato da Cnos-Fap e Censis presenta un bilancio. Su 518 diplomati, distribuiti su 41 Fondazioni, l’82 per cento è soddisfatto dell’esperienza fatta e oltre il 90 per cento ritiene che il corso abbia risposto alle loro aspettative.

Quasi un diplomato su tre dice di aver scelto gli Its per trovare un’occupazione e più della metà dei diplomati (il 55 per cento) l’ha trovato. In particolare, un terzo ha trovato impiego con contratto a tempo determinato e un terzo con contratto di apprendistato. Metà dei diplomati lavora in un’azienda che fa parte della rete di relazioni della Fondazione Its e spesso nella stessa azienda in cui è stato effettuato lo stage. Solo il 17,6 percento lavora in un settore diverso da quello del corso Its frequentato.

Gli ex studenti degli Its sono generalmente giovanissimi: uno su tre ha tra i 21 e i 22 anni, e solo il 21,8 percento ha più di 25 anni. Prevalgono gli studenti maschi, il 76,1 percento del totale, mentre le ragazze si concentrano nei settori legati alla moda, al turismo o ai servizi. L’impegno delle Fondazioni per il futuro è quindi di diffondere le vocazioni lavorative tecniche tra le ragazze, di rafforzare le attività finalizzate al collocamento dei propri diplomati e di allargare il numero dei partner, mettendo a regime un sistema di orientamento e placement ex post autogestito o in accordo con i servizi pubblici per l’impiego.

Alessia Albertin