Non si arresta la stretta securitaria della Lega in vista delle elezioni europee di maggio. Dopo l’approvazione della legge sulla legittima difesa, la nuova idea del Carroccio è quella di abolire il giudizio abbreviato per i reati che prevedono, come pena massima, l’ergastolo. Il disegno di legge, che ha come primo firmatario l’esperto di Giustizia del Carroccio e sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, arriverà martedì 2 febbraio in aula al Senato dopo l’approvazione in prima lettura alla Camera nel novembre scorso. Il ddl però non piace agli avvocati che sono già sul piede di guerra: «E’ propaganda politica – dice a La Sestina la Presidente delle Camere Penali di Milano, Monica Gambirasio – l’effetto sarà che così nessuno accederà più al rito abbreviato e i tempi dei processi si allungheranno». Inoltre, secondo l’associazione degli avvocati penalisti, il disegno di legge rischia di avere dei vizi di incostituzionalità poiché andrebbe a creare una disparità di trattamento tra imputati.

Cos’è il giudizio abbreviato – Il disegno di legge presentato dalla Lega va a modificare l’istituto del rito abbreviato, il procedimento speciale previsto dal nostro codice di procedura penale che ha l’obiettivo di snellire i tempi del processo: in sostanza, se l’imputato lo richiede in fase di udienza preliminare e il giudice ammette questa possibilità, viene completamente bypassata la fase dibattimentale e la sentenza viene emanata direttamente dal gup in base al fascicolo presentato in fase di rinvio a giudizio dal pubblico ministero. In cambio, l’imputato ottiene uno sconto di pena pari a un terzo. Nel caso di scuola dell’omicidio che prevede – con le attenuanti generiche – una pena massima di 30 anni, grazie al rito abbreviato si può arrivare ad una condanna a 16 anni di carcere.

Cosa prevede il disegno di legge – Il ddl a prima firma Molteni modifica quegli articoli del codice di procedura penale (dal 338 a 342) che istituiscono il rito abbreviato. Per i reati che prevedono l’ergastolo come pena massima – strage, devastazione e saccheggio, omicidio aggravato e ipotesi aggravate di sequestro di persona – il disegno di legge esclude la possibilità di concedere il giudizio abbreviato in fase di udienza preliminare. E quindi di ottenere il “premio” dello sconto di pena. Concretamente funzionerà così: la Procura presenterà la richiesta di rinvio a giudizio, si terrà l’udienza preliminare ma in questa sede il Gup dovrà stralciare qualunque possibilità di concessione del rito abbreviato all’imputato.

Lo strano patto Lega-Pd – Il disegno di legge che sta per arrivare in aula a Palazzo Madama è il frutto di due proposte molto simili che hanno messo insieme una strana maggioranza Lega-Pd: quella appunto di Molteni e una sulla stessa falsariga della deputata dem Alessia Morani che aveva depositato il suo ddl alla Camera il 3 aprile 2018. E questa strana “alleanza” si è verificata anche in aula a Montecitorio in fase di prima lettura: oltre ai 280 “sì” della maggioranza Lega-M5S, le opposizioni di Forza Italia, Pd, Fratelli d’Italia e Maie non hanno votato contro ma si sono astenute (199 voti). Gli unici contrari sono stati i deputati di Leu (9). In fase di analisi della Commissione Giustizia al Senato, il testo non è cambiato di una virgola quindi la proposta ha la strada in discesa per essere approvata definitivamente.

I contrari – Alla vigilia della discussione in aula, però, è già partita la protesta degli avvocati penalisti: «Il vero effetto di questa legge – spiega l’avvocato Gambirasio – sarà in controtendenza con l’idea della maggioranza di ridurre i tempi dei processi: adesso nessuno chiederà più il rito abbreviato e si andrà sempre a giudizio ordinario. Inoltre questo disegno di legge potrà porre un problema di costituzionalità visto che prevede un trattamento diverso, in termini di garanzie processuali, per gli imputati». Non solo, la nuova legge potrebbe anche porre una questione di carattere organizzativo dei Tribunali: con l’abolizione del giudizio abbreviato per i reati più gravi, torneranno le Corti d’Assise competenti in materia. E, considerata la carenza di giudici e personale amministrativo nei Tribunali italiani, questo effetto potrebbe porre non pochi problemi.