Ci voleva una tragedia sfiorata, per fortuna senza vittime, per rimettere in moto la ricerca di una soluzione al problema delle grandi navi nella Laguna di Venezia. Una decisione che si attende da anni, ma rimasta in sospeso per il continuo alternarsi di governi, ricorsi al Tar e tentativi di conciliare richieste di tutela artistico-ambientale ed esigenze economiche. Il giro d’affari che deriva delle crociere a Venezia è enorme: i turisti portano in città oltre 606 milioni di euro e solo per attraccare in Laguna le compagnie spendono complessivamente ogni anno una cifra stimata in 20 milioni. L’incidente che domenica 2 giugno ha visto la nave Opera di Msc Crociere perdere il controllo per un problema tecnico e schiantarsi contro la banchina a San Basilio dopo aver urtato il battello fluviale River Countess ha dunque riacceso i riflettori sul tema. Proprio come accadde all’indomani dell’affondamento della Concordia all’isola del Giglio, anche in quel caso per una voglia eccessiva di farsi ammirare e per consentire ai passeggeri di scattare belle foto. Ma in sette anni non si è mosso nulla.

La riunione d’urgenza – «Entro fine giugno verrà scelto il progetto. Nel frattempo stiamo già lavorando per la soluzione provvisoria e ci vorrà qualche mese per metterla in campo», ha spiegato a La Stampa il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli. Proprio quest’ultimo in mattinata ha convocato d’urgenza a Roma il presidente dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico Settentrionale Pino Musolino a seguito dell’incidente nautico che ha provocato il ferimento di cinque persone lungo il Canale della Giudecca. Lo ha reso noto la stessa Autorità di sistema portuale che è stata così costretta ad annullare la conferenza stampa che aveva annunciato per il pomeriggio.

Le polemiche – «C’è un progetto per le navi. Bene, si faccia e subito», ha detto lunedì 3 giugno il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini.«La soluzione c’è, siamo tutti d’accordo: cittadini, Comune, Città metropolitana, Regione, Porto. Le navi devono passare dal canale Vittorio Emanuele. C’è anche un atto del Comitatone (l’organo interministeriale per la salvaguardia di Venezia istituito nel 1984 ndr) e le carte sono in mano al ministro Danilo Toninelli», ha dichiarato al Corriere della Sera il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro attribuendo le responsabilità dell’incidente al numero uno del Mit. Gli fa eco il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, intervistato da Il Messaggero, che invita a interrompere lo «scaricabarile»: «All’ultimo Comitatone, che è l’unica sede deputata a prendere una decisione, la Regione Veneto e il Comune di Venezia hanno presentato e sottoscritto una proposta di viabilità alternativa che sfruttando una viabilità già esistente, prevede il passaggio attraverso il canale dei Petroli per arrivare a Marghera». La replica è arrivata dal ministro dei Beni Culturali in quota M5S Alberto Bonisoli che, ai microfoni del Gr1, accusa il Comune di Venezia e l’Autorità del porto lagunare di aver bloccato con un ricorso una procedura di vincolo del canale della Giudecca.

Il giro d’affari – Se la responsabilità viene continuamente rimpallata, l’unica certezza è che il traffico crocieristico porta in Laguna tanti soldi. Stando a quanto scritto dall’Espresso nel 2013, ogni crociera paga 39 mila euro per l’approdo nel cuore della Laguna. A incassare è Venezia Terminal Passeggeri (Vtp), azienda pubblica-privata che gestisce 10 terminal multifunzionali e fornisce servizi a tutte le navi. La maggioranza delle quote della società è in mano proprio all’Autorità del Porto di Venezia, l’ente che ha il compito di vigilare sul traffico lagunare. Considerando che nel 2018 sono state 502 le crociere a transitare davanti a San Marco si fa presto a fare un semplice conto: 19,5 milioni di euro. A questa cifra, si aggiunge il giro d’affari innescato dal flusso turistico, in media 1,6 milioni passeggeri ogni anno facendo riferimento ai numeri dell’ultimo decennio. Nel 2017 la Cruise Lines International Association, organizzazione internazionale delle principali compagnie crocieristiche attive nel mondo, ha stimato che crocieristi, equipaggi e compagnie spendono a Venezia 436,6 milioni di euro, cui si aggiungono altri 170 milioni a beneficio dell’indotto, quindi di tutti i servizi che le aziende svolgono a supporto dell’attività crocieristica. Il business genera il 3,2% del Pil locale, e occupa 4.300 persone e 200 società veneziane, impiegando quindi il 4,1% dell’intera forza lavoro cittadina.

I progetti proposti – Al momento le navi che non superano le 96 mila tonnellate di peso, limite imposto dal 1 gennaio 2015, continuano a transitare davanti a piazza San Marco dopo aver fatto il loro ingresso in Laguna dalla bocca di porto di San Nicolò, quella più a nord. Il piano accennato da Brugnaro e Zaia prevederebbe, invece, come ingresso la bocca di porto di Malamocco, quella centrale, facendo ricalcare ai giganti turistici la stessa rotta delle navi commerciali fino a Marghera. La soluzione aveva ottenuto il via libera dal Comitatone e dal governo Gentiloni nell’ultima riunione del 7 novembre 2017, ma poi l’iter si è bloccato. Nel 2014 l’Autorità portuale, allora guidata dall’ex sindaco ed ex ministro Paolo Costa, propose di scavare un nuovo canale, il Contorta Sant’Angelo, in modo da creare un passaggio dal canale dei Petroli al terminal di Marittima. Nei tre piani alternativi, poco graditi a enti locali e autorità portuale, si ipotizza la realizzazione di porti off-shore: Porto San Nicolò, Malamocco o Chioggia.