trenordvictimsUn contratto alla rovescia, che penalizza la puntualità e incoraggia i ritardi. Tre macchinisti di Trenord hanno rivelato con una lettera anonima alla Gazzetta di Mantova un paradosso che sta facendo discutere. Più a lungo conducono il treno, e più guadagnano e se rimangono in servizio oltre l’orario previsto scatta lo straordinario. Ma c’è chi lavora di più perché fa arrivare apposta il treno in ritardo. «Se rispetto il mio orario guadagno meno di chi accumula ritardo», ha denunciato uno dei macchinisti, «se arrivo in anticipo mi vengono decurtati 20 centesimi al minuto».

Questa situazione si è delineata dopo la fusione di Ferrovie Nord e Trenitalia nel 2009, con la nascita del nuovo operatore ferroviario lombardo due anni più tardi. In precedenza, i macchinisti percepivano 10,10 euro per ogni ora alla guida del locomotore. Nel nuovo contratto aziendale di Trenord la retribuzione è diventata proporzionale ai minuti di lavoro: le prime due ore vengono pagate 6 euro, la terza 9, la quarta 12 e così via. E sono previsti anche dei bonus: 15 euro in più dopo tre ore, 25 alla quarta, 30 se si arriva a cinque ore. A queste condizioni, andare piano fa guadagnare di più. «È capitato che qualche collega rallentasse apposta la marcia», confermano i ferrovieri, «casi isolati, certo, però è successo».

Un modello che contrasta con la recente introduzione del “premio Top Gun”, per i macchinisti che arrivano in orario, nell’ambito piano per la puntualità avviato da Trenord. Un’iniziativa che i ferrovieri non hanno apprezzato, «perché per assegnare le spillette vengono compilate e affisse delle graduatorie di puntualità. E la cosa non è affatto piacevole». Le rivelazioni hanno fatto passare in secondo piano le buone notizie per Trenord arrivate nei giorni scorsi, con l’annuncio della Banca europea per gli investimenti di voler finanziare l’acquisto di 18 treni per il trasporto pubblico lombardo. Nuovi mezzi che concorreranno al piano biennale di rinnovo dei convogli regionali, ma che, se le cose non cambieranno, saranno in mano a conducenti poco motivati.

Simone Gorla