Per anni hanno vissuto al riparo da tutto, circondati dai boschi abruzzesi. Ora si ritrovano sulle prime pagine dei giornali di tutta Italia e al centro dell’ennesimo scontro tra politica e magistratura. Nathan Trevallion, inglese, e Catherine Birmingham, australiana, hanno scelto una vita diversa per i loro tre figli di otto e sei anni, stabilendosi nella foresta che circonda il comune di Palmoli (Chieti) in una casa di mattoni senza acqua corrente né riscaldamento e tenendo i bambini lontano dalla società educandoli a casa con il metodo dell’«unschooling». L’idillio della «casetta nel bosco», circondata dal verde e dagli animali che la famiglia allevava, si è interrotto quando il 23 settembre, quando i bambini sono stati ricoverati con un’intossicazione alimentare per aver mangiato dei funghi raccolti tra gli alberi. Di qui è partita la segnalazione alla Procura per i minorenni dell’Aquila, che ha portato all’allontanamento dei bambini e della mamma. I tre si trovano ora in una casa-famiglia a Vasto. Vivono su due piani separati e possono vedersi poche volte al giorno. «Li ho visti solo ieri sera, poco prima che dormissero – ha raccontato a Il Centro la 45enne -. Stamattina ho fatto colazione con loro, poi l’operatrice mi ha detto: ‘Per favore, vada di sopra’».
La casa nel bosco – L’abitazione in pietra in cui ora è rimasto solo il padre non ha l’abitabilità. Mancano acqua corrente, luce elettrica (a illuminarla è un led appesto al soffitto), riscaldamento. Dentro non c’è il bagno e in caso di necessità la famiglia usava dei vasi da notte disposti in giro per casa o un bagno all’esterno dell’abitazione, dove i bisogni venivano coperti con della paglia. I tre fratellini non sono mai andati a scuola. L’unschooling, l’educazione parentale con il supporto di una docente, della figlia più grande, Utopia Rose, dai servizi sociali è stata definita no-schooling: niente grammatica, niente matematica, molta natura vissuta e pensieri costanti sul «mondo avvelenato», come lo chiama Trivallion.
La decisione dei giudici – Il Tribunale dei minori dell’Aquila ha disposto la sospensione della potestà genitoriale per la coppia anglo-australiana. Nelle motivazioni della decisione si legge che «la situazione descritta nella relazione dei servizi sociali e in quella dei carabinieri manifestava indizi di preoccupante negligenza genitoriale, con particolare riguardo all’istruzione dei figli e alla loro vita di relazione» e provocava «il pericolo di emarginazione e lesione del diritto alla vita di relazione, produttiva di gravi conseguenze psichiche ed educative a carico dei minori». La decisione del Tribunale abruzzese arriva in seguito a diversi tentativi di mediazione falliti da parte di istituzioni e assistenti sociali. Il sindaco di Palmoli, Giuseppe Masciulli, ha spiegato perché fin ad oggi i controlli non erano stati possibili: «I genitori per alcune attività non si erano resi disponibili. Di recente Nathan, in maniera provocatoria, aveva dichiarato pubblicamente di voler chiedere 50 mila euro per ogni bambino da sottoporre a visita medica».
La famiglia sta soffrendo molto l’allontanamento. Il papà ha raccontato che i bambini sono «sotto choc, traumatizzati per questa separazione», e li definisce traumatizzati: «È difficile spiegare, si tratta di un equilibrio a cui sono abituati». L’uomo si è detto disposto ad apportare delle migliorie alla casa, modernizzando il bagno, ma non intende fare passi indietro sull’unschooling. «Non siamo fuorilegge – ha dichiarato -. Come noi altre famiglie lo utilizzano per i loro figli. Non vogliamo cambiare».
Lo scontro politica-magistratura – Sulla vicenda è intervenuto il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini. «Un sequestro di tre bambini portati via a una mamma e a un papà in maniera indegna, preoccupante, pericolosa e vergognosa. Sono impegnato ad andare fino in fondo e se serve anche a parlare con il giudice del tribunale dei minori» Il ministro leghista ha colto l’occasione per scagliarsi contro la magistratura: «Andrò in Abruzzo la settimana prossima. Giudice e assistenti sociali non rompano le scatole – ha aggiunto -. Anche questa storia dimostra che una profonda, sana e giusta riforma della giustizia che non funziona sarà fondamentale». Il ministro della Giustizia Carlo Nordio chiede alla procura generale dell’Aquila una relazione completa in merito alla vicenda della famiglia. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è invece detta «colpita» dalla storia e ha sollecitato «un intervento immediato» mostrando «grande preoccupazione per quanto sta accadendo». Il prossimo 6 dicembre a Roma verrà organizzata una manifestazione a sostegno della famiglia davanti alla sede del ministero della Famiglia e delle Pari Opportunità. Alla contrarietà della politica si è aggiunta la valanga di odio piovuta addosso presidente del tribunale per i minorenni dell’Aquila Cecilia Angrisano: un centinaio i commenti offensivi, accompagnati da foto del magistrato e c’è anche chi è alla ricerca di indirizzo, numero di telefono e mail.
Non è tardata la risposta dell’Associazione nazionale magistrati, che in una nota ha affermato che «le strumentalizzazioni di certa politica su ciò che sta succedendo appaiono a nostro avviso in netto contrasto col rispetto dei diritti dei minori, dei più deboli, e della dignità di tutte le persone coinvolte». Per gli amministratori della giustizia «occorre avere fiducia nelle decisioni assunte dai tribunali ed evitare semplificazioni e contrapposizioni».




