Dimissioni ritirate. Si erano autosospesi dall’incarico alla fine di maggio. Ora i circa venti tecnici e funzionari dell’Ilva sono tornati al proprio posto. Tutti capi area o capi reparto, si erano dimessi dai loro incarichi con una lettera al direttore Lupoli e al presidente dimissionario Ferrante. La decisione era arrivata in seguito al passo indietro fatto dall’intero Cda dell’azienda, lo scorso 25 maggio.

Alcuni dei dimissionari sono stati interrogati giovedì 6 giugno dalla Guardia di Finanza, in qualità di persone informate sui fatti. L’Unione sindacale di base, nel frattempo, ha presentato un esposto in procura per chiedere di verificare il ruolo dei fiduciari dell’azienda: si sospetta che, senza averne il titolo, abbiano impartito ordini agli operai. Una «gestione parallela» di dipendenti che avrebbero avuto ruoli di responsabilità pur non risultando nell’organigramma.

L’Usb non ha digerito la nomina a commissario di Enrico Bondi: «Noi non ci stiamo e lotteremo», ha annunciato in un volantino. Il timore del sindacato è che, dopo il commissariamento, la situazione torni come prima: “Bondi traghetta per 36 mesi l’azienda, riesce a risanare, produce e poi, così come vuole il ministro Zanonato, restituisce la fabbrica ai Riva». Un’eventualità ritenuta inaccettabile:  «Taranto e i lavoratori hanno già dato alla famiglia Riva. Hanno già sofferto e continuano a penare l’inferno congegnato da questa proprietà».

Il governo, intanto, ha fatto sapere che si terrà dal 24 al 28 giugno la discussione alla Camera per la conversione del decreto legge che ha permesso il commissariamento. Il “salva Ilva bis” – così definito dopo la legge n. 231 del 2012, la cosiddetta “salva Ilva” – ha affidato a Enrico Bondi il salvataggio del siderurgico. Non un esproprio, ha chiarito il ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato, ma un «commissariamento con obiettivi precisi al termine del quale i soci proprietari resteranno proprietari».

La misura adottata dal governo, contestata da più parti – dall’Usb al capogruppo Pdl alla Camera, Renato Brunetta -, piace al leader di Confindustria Giorgio Squinzi: «la situazione non può che migliorare». «Spero adesso – ha aggiunto – che la produzione continui».

Giulia Carrarini