L’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e l’ex ministro della Salute Roberto Speranza (Wikipedia Commons)

Archiviata l’inchiesta Covid su Conte e Speranza. Il Tribunale dei ministri di Brescia ha confermato la linea della Procura, che aveva smontato l’ipotesi accusatoria dei colleghi di Bergamo. L’ex presidente del Consiglio e il suo ministro della Salute non hanno nessuna responsabilità nella gestione delle prime fasi della pandemia.

L’indagine – «Il fatto non sussiste». È quanto emerso dalle 29 pagine di ordinanza pubblicate dal Tribunale dei ministri. Conte e Speranza erano accusati dalla Procura di Bergamo di omicidio colposo ed epidemia colposa: il leader del Movimento 5 Stelle per non aver istituito la zona rossa in Val Seriana, in provincia di Bergamo, l’ex ministro per la mancata applicazione del piano pandemico del 2006, che avrebbe dovuto dettare le linee guida da applicare in caso di epidemia. Secondo i giudici, per l’omicidio colposo delle 57 persone morte di Covid nella primavera 2020, mancava la prova che le vittime sarebbero decedute per la mancata estensione della zona rossa. Il reato di epidemia colposa non è invece configurabile in forma omissiva perché la norma riguarda la condotta di chi per dolo o per colpa diffonde germi patogeni. Inoltre, Conte non avrebbe avuto il tempo di istituire la zona rossa perché non era stato informato delle condizioni dei comuni di Nembro e Alzano Lombardo prima del 2 marzo 2020. Quindi, stando all’imputazione avrebbe dovuto decidere lo stesso giorno in cui gli è stata comunicata la situazione: ipotesi irragionevole dato che Conte aveva bisogno di tempo per prendere una decisione (la zona rossa) che avrebbe comportato il sacrificio di diritti costituzionali come quello al lavoro, alla circolazione, alla riunione.

Conte in aula con Speranza ai tempi del governo Conte II (Ansa)

Le reazioni – «Sono sollevato da questa decisione», ha scritto Speranza su Facebook, «l’Italia, pur tra mille difficoltà e colpita per prima in Occidente, ha dimostrato durante l’emergenza Covid di essere un grande Paese. Personalmente ho fatto davvero tutto il possibile in quei giorni terribili per difendere la salute degli italiani. La cosa più difficile di queste settimane è stata spiegare ai miei figli cosa stesse accadendo. Ma ho sempre avuto fiducia nella giustizia e oggi è emersa la verità». Delusi invece i familiari delle vittime: «Ancora una volta ci è stato negato di poter conoscere la verità sulla morte dei nostri cari e di migliaia di persone che, come emerso dalle risultanze della coraggiosa Procura di Bergamo, si sarebbero potute salvare. Questa archiviazione è uno schiaffo in faccia a tutti noi e all’Italia intera che si merita un sistema politico e di giustizia più trasparente. Siamo intransigenti con quanto fatto dalla Procura di Brescia e dal Tribunale dei ministri: l’archiviazione è un vilipendio alla memoria dei nostri familiari, un bavaglio, l’ennesimo in un’Italia corrosa dall’omertà contro cui ci siamo battuti e continueremo a farlo nelle sedi che ci restano, come quella civile».

Prossime indagini – Il Tribunale dei ministri dovrà valutare anche le posizioni degli altri indagati, tra cui il presidente della Lombardia Attilio Fontana e l’ex assessore al Welfare della Regione Giulio Gallera. Secondo indiscrezioni che arrivano da Tgcom24, il primo sarebbe fiducioso sulla sua posizione processuale, mentre il secondo depositerà una memoria per chiedere di essere archiviato.