Privacy violata con centinaia di accesi ai dossier fiscali di politici e vip non autorizzati. A essere nell’occhio del ciclone sono Pasquale Striano e Antonio Laudati che, secondo la procura di Perugia incaricata delle indagini, avrebbero sfruttato il loro ruolo nella Dna (Direzione nazionale antimafia) per accedere a dati sensibili. Nell’inchiesta sono finite in tutto 15 persone tra cui anche 3 giornalisti del giornale Domani. Per gli inquirenti resta da chiarire se la fuga d’informazioni sia stata usata solo a scopi giornalistici oppure con altri fini. Sulla vicenda il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, e quello dell’Antimafia, Giovanni Melillo, avrebbero chiesto di essere sentiti dal Comitato di presidenza del Csm, dal presidente della Commissione antimafia e da quello del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.

Indagine politica- Chi doveva sorvegliare sulle operazioni finanziare per evitare riciclaggi e evasioni avrebbe usato quei dati per raccogliere informazioni con fini non ancora accertati. I dati sottratti proverrebbero dalla Sidda, una delle due principali banche dati della Dna. Al suo interno arrivano tutte le transazioni che l’ufficio antifrodi della Banca d’Italia etichetta come sospette. Per gli inquirenti, il tenente della guardia di finanza Striano, grazie alla sua posizione, avrebbe consultato queste informazioni e le avrebbe condivise con i giornalisti del Domani Giovanni Tizian, Stefano Vergine e Nello Trocchia. Tra i Vip i cui dati sarebbero stati consultati illegalmente ci sono Fedez, Cristiano Ronaldo e Massimiliano Allegri. Ma ad aver scatenato il dibattito sono soprattutto i politici, quasi tutti del centrodestra: i ministri Francesco Lollobrigida, Marina Elvira Calderone, Gilberto Pichetto Fratin e Adolfo Urso, i sottosegretari Andrea Delmastro e Giovanbattista Fazzolari ma anche il Presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto e l’ex compagna di Berlusconi Marta Fascina.

Alle origini- Sono molti i punti che rimangono ancora da chiarire in questa vicenda iniziata nell’agosto del 2023 con l’apertura di un indagine per possibile dossieraggio. Gli accertamenti erano partiti dalla denuncia fatta dal ministro della Difesa Guido Corsetto dopo che a ottobre 2022 il Domani aveva pubblicato un articolo dove denunciava un compenso di 1,8 milioni di euro proveniente da Leonardo (società pubblica italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza). Le indagini, condotte inizialmente dalla procura di Roma, hanno scoperto che il responsabile dell’accesso a informazioni non autorizzate nei database della Dna era Pasquale Striano.

Reazioni- In tutto il centrodestra l’inchiesta di Perugia ha suscitato reazioni forti per quella che viene letta come un’attività di spionaggio con il fine di delegittimare i partiti di governo. «Fratelli d’Italia pretende chiarezza su questo pericoloso dossieraggio che coinvolge delicati uffici dello Stato e vede certa stampa organizzare con queste informazioni campagne di fango. Bisogna capire chi sono i mandanti e quali interessi privati si celano dietro queste campagne» ha dichiarato Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati. Pesanti anche le accuse rilasciate dalla Lega tramite una nota diffusa alle agenzie di stampa: «L’inchiesta sugli spioni che setacciavano illegalmente i dati di centinaia di cittadini, soprattutto di centrodestra e in particolare politici e persone vicine alla Lega, rivela un quadro sconcertante. Siamo di fronte a un attacco alla Repubblica e alla democrazia». Sulla vicenda è intervenuta, in difesa dei giornalisti indagati, Alessandra Costante segretaria generale Fnsi (federazione nazionale stampa italiana): «A pubblicare le notizie i giornalisti non commettono mai un reato. Se quelle notizie sono frutto dei reati di qualcun altro non sta ai giornalisti accertarsene. I giornalisti hanno come unico scopo della loro professione cercare e verificare i fatti e pubblicare notizie che siano veritiere».