Documenti sottratti, spese folli e ora perfino un’accusa di riciclaggio. Tra le mura vaticane si aprono due nuovi fronti, mentre il caso Vatileaks 2 raggiunge la sua massima estensione con la pubblicazione dei due libri “Avarizia” e “Via Crucis”, basati sui documenti trafugati dai due ‘corvi’ Chaouqui e Vallejo Balda. Da un lato la procura italiana indaga due ex dirigenti dello Ior per illecita attività bancaria. Dall’altro il promotore di giustizia vaticano ha aperto un fascicolo su Giampiero Nattino, banchiere in gioventù addetto all’anticamera pontificia, per riciclaggio, insider trading e manipolazione del mercato.

Il banchiere Giampietro Nattino

Il banchiere Giampietro Nattino

Nattino, presidente di Banca Finnat Euramerica, avrebbe effettuato autonomamente operazioni sul mercato azionario, utilizzando quattro conti interni al Portfolio 339 dell’Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica). Come si può leggere nel dossier di 33 pagine dell’Aif (Autorità vaticana di informazione Finanziaria), «la presenza di quel correntista esterno è una violazione delle regole del dipartimento», e inoltre «sono dubbie l’origine e la destinazione finale dei fondi alla chiusura della rubrica 339». Fondi utilizzati per compravendite azionarie talvolta illecite «da persone estranee alla Santa Sede con probabili complicità interne». Insomma, si è solo all’inizio.

Si sono invece chiuse le indagini della procura di Roma sulle presunte attività bancarie abusive dello Ior in Italia. Un avviso di conclusione indagini è stato recapitato all’ex direttore generale della banca vaticana Paolo Cipriani ed al suo vice Massimo Tulli. L’ipotesi di reato è di abusiva raccolta del risparmio e abusiva attività bancaria e finanziaria. Secondo la procura per 40 anni l’istituto pontificio avrebbe condotto le sue operazioni bancarie nel nostro Paese senza la necessaria autorizzazione di BankItalia. Per i predecessori di Cipriani e Tulli i fatti sono prescritti.

Francesca Chouqui e il marito.

Francesca Chaouqui e il marito Corrado Lanino.

Tutto questo mentre si arrichisce di nuovi particolari la vicenda sui due ‘corvi’ vaticani, monsignor Vallejo Balda e Francesca Chaouqui. Sebbene il Vaticano, per voce del portavoce padre Federico Lombardi, smentisca la presenza di altri indagati, un nuovo filone d’inchiesta si apre a Terni. Gli indagati sono proprio Francesca Chaouqui, e il marito Corrado Lanino, tecnico informatico. I reati ipotizzati sono estorsione e intrusione informatica in un quadro di pressioni e ricatti ai danni di personalità collegate alla Santa Sede. L’attenzione rimane perciò puntata su centinaia di documenti riservati — nella maggior parte riguardanti la gestione dello Ior, ma anche altri settori strategici — che risultano trafugati ma non ancora utilizzati, almeno pubblicamente. Carte segrete sui conti «laici» dello Ior ma anche lettere personali, dossier e fotografie sottratti un anno e mezzo fa dalla cassaforte della Prefettura degli affari economici. E soprattutto relazioni sull’attività dei «postulatori» che avrebbe fatto emergere pagamenti sottobanco per la gestione delle pratiche su canonizzazioni e beatificazioni.

Il cardinale Tarcisio Bertone

Il cardinale Tarcisio Bertone

Nel frattempo non si placano le polemiche su quanto emerso dai primi documenti trafugati e pubblicati nei libri “Avarizia” di Emiliano Fittipaldi e “Via Crucis” di Gianluigi Nuzzi. Dalle intercettazioni in cui il Pontefice in una riunione dice che «la cassa non è in ordine, bisogna mettere un po’ di ordine nella cassa», alle spese folli del cardinale australiano George Pell, nominato plenipotenziario proprio da papa Francesco per riordinare le finanze vaticane. 4600 euro per un sottolavello, 7292 per la tappezzeria e 47mila per il mobilio. Per un totale di mezzo milione in soli sei mesi. Solo 300mila euro sarebbe invece costato il già celebre appartamento del cardinale Tarcisio Bertone, che in un’intervista ha detto essere stato pagato «unicamente con suoi risparmi». Quanto alle fatture dirottate sui conti dell’ospedale Bambin Gesù, il porporato si dichiara innocente: «E’ stato fatto tutto a mia insaputa». Ma non sarebbe l’unico alto prelato a vivere in appartamenti principeschi: l’americano William Joseph Levada vive in 524 metri quadrati, poco meno di cinquecento per il canadese Marc Ouellet, mentre l’italiano Domenico Calcagno dispone di una cascina con oltre venti ettari di terreno. Un’immagine quantomeno stridente rispetto al messaggio di povertà apostolica di papa Francesco, che, per la cronaca, vive in 50 metri quadrati.

Antonio Lusardi