Stavolta la notizia è che la notizia non c’è. Una nota apparsa sul sito dell’Ingv, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, all’alba di giovedì 15 giugno riportava la segnalazione di un terremoto avvenuto alle 5.17 in provincia di Macerata, con epicentro 1 km a nord di Pieve Torina. Magnitudo 5.1, di poco inferiore a quella delle scosse (5.4 e 5.9) che colpirono il Centro Italia il 26 ottobre scorso. Per fortuna, però, si è trattato solo di un falso allarme. O meglio, di uno scambio di terremoti. Perché un terremoto, non avvertito dalla popolazione, è realmente avvenuto a Pieve Torina questa mattina. Ma la magnitudo era di 1.6. Il 5.1 è invece un dato relativo ad una scossa rilevata nelle Filippine, come ha precisato l’Ingv che ha fatto sapere di aver prontamente corretto l’errore e di essere al lavoro per ricostruire le cause dell’accaduto.

L’allarme – La notizia del sisma è stata subito ripresa dai siti delle principali testate nazionali. Anche perché l’indicazione della scossa 5.1 è rimasta ben visibile ed evidenziata in grassetto sul sito dell’Ingv per oltre mezz’ora prima di essere cancellata e sostituita con quella di magnitudo 1.6. Una delle ipotesi più plausibili è che l’aggiornamento del software possa aver generato l’errore nella localizzazione del terremoto. «I nostri tecnici, che si sono da subito messi al lavoro per capire l’origine dell’errore di sovrapposizione temporale, hanno provveduto a disinstallare il software ripristinando la versione precedente», ha detto all’Ansa il direttore del Centro Nazionale Terremoti dell’Ingv Salvatore Stramondo.

«Svegliato dalle telefonate» – Ciò che è certo è che si è trattato di un errore tecnico. Il sistema dell’Ingv ha infatti scambiato la magnitudo di un sisma avvenuto alle 5.11 ora italiana nel mare a nord delle Filippine con quella della leggera scossa effettivamente avvenuta in provincia di Macerata alle 5.17. «Sono stato svegliato dalle telefonate, altro che dalla scossa – rivela con un sorriso il sindaco di Pieve Torina Alessandro Gentilucci -, perché a scosse come quella di magnitudo 1.6, che effettivamente c’è stata, ormai non facciamo più caso. Ce ne sono in continuazione. Insomma, quello di questa mattina, è stato un pesce d’aprile”. A chiamare il sindaco e gli altri cittadini sono stati «parenti, amici, conoscenti che avevano letto la notizia sui siti dei quotidiani e delle agenzie on line. Ha chiamato anche la Protezione civile, ma poi è stato chiarito subito che si trattava di un falso allarme. Se ci fosse stata una scossa così forte, mi avrebbe buttato giù casa», aggiunge Gentilucci. Nessun allarme invece nella Sala operativa della Protezione civile delle Marche: «Normalmente – ha spiegato all’Ansa l’operatore che faceva il turno di notte – quando c’è una scossa superiore a 2.7 di magnitudo riceviamo un messaggio acustico e poi un sms in collegamento con i sensori dell’Ingv. Ma spesso sono le persone ad avvisarci per prime, perché telefonano qui. Questa mattina, invece, nessuna chiamata».

Pieve Torina – Il problema, nel borgo di 1.450 anime in provincia di Macerata, rimane quello della ricostruzione. Pieve Torina è infatti tra i centri colpiti dallo sciame sismico dello scorso ottobre, quando il 90% degli edifici fu dichiarato definitivamente inagibile dai vigili del fuoco. Per il sindaco Gentilucci questo falso allarme è stata l’occasione per far tornare, almeno per un momento, i riflettori sulla situazione dei paesi colpiti dal terremoto nel 2016: «Bisogna cambiare passo, essere più dinamici, dare una svolta alle tempistiche burocratiche e alle normative, che vanno condivise».

Falsi allarmi – Non è la prima volta che avvengono errori nella segnalazione dei terremoti. Ad agosto 2016 l’Agenzia Meteorologica del Giappone diffuse un allarme che segnalava una scossa di magnitudo 9, l’equivalente del terremoto del 2011. A causare l’errore fu un sismografo. Nel gennaio 2016, invece, due scuole furono evacuate a Caserta per un falso allarme causato da alcune vibrazioni percepite all’interno degli edifici. Causate però non da un sisma, ma da alcuni lavori in corso in una vicina caserma dell’esercito.