Milioni di cavallette stanno invadendo la Sardegna. E sono oltre 2mila gli ettari di terreno devastati nelle campagne in provincia di Nuoro tra Ottana, Olotana e Orani, purtroppo non nuove a questa invasione, che già 16 anni fa le aveva attraversate distruggendo completamente colture di foraggio, cereali e ortaggi. In alcune zone di Orani si cammina su veri e propri tappeti di locuste.


L’allarme di Coldiretti
  L’emergenza lanciata da Coldiretti sottolinea come le quindici aziende agricole sarde interessate, nel giro di poche ore si siano ritrovate i campi completamente devastati e gli edifici invasi. La presenza massiccia degli insetti sta facendo terrà bruciata di pascoli e foraggio, non risparmiando nemmeno cortili e case coloniche. Giugno, luglio e agosto, spiega Coldiretti, sono i mesi favorevoli per la loro diffusione. Prima tendono a svilupparsi nei terreni incolti, poi per nutrirsi si spostano anche in quelli coltivati. Secondo gli esperti, ora non è possibile rimediare e qualsiasi trattamento sarebbe poco efficace.

La spiegazione degli esperti – «È un classico fenomeno ciclico perché periodicamente possono verificarsi situazioni che innescano fenomeni ormonali e il caldo improvviso dopo un maggio freddo può essere stato il fattore scatenante», sottolinea Pierfilippo Cerretti, docente di Zoologia sistematica dell’Università Sapienza di Roma. Per l’agronomo Lorenzo Bazzana, della Coldiretti, c’è da considerare che fenomeni simili sono «da collegare, molto spesso, anche all’abbandono dei campi. Il fatto che i terreni non vengano lavorati favorisce la deposizione delle uova in modo massiccio e queste sfociano poi in improvvise presenze di grandissime quantità di cavallette». Le uova, deposte in piccole buche nel terreno durante l’autunno, cominciano a schiudersi nel periodo compreso tra la fine di maggio e la fine di luglio. Una volta raggiunto lo stadio adulto, le cavallette sono pronte a spostarsi in volo, diventando una minaccia per qualsiasi coltura. «Le cavallette sono insetti polifagi – aggiunge Bazzana –  che si nutrono di cibi diversi e per questo danneggiano ogni tipo di coltivazione. In ogni caso il raccolto va irrimediabilmente perduto».

L’unica contromisura – L’unica soluzione possibile «è la presenza dell’uomo che con la coltivazione dei terreni costituisce un deterrente». E questo, secondo Coldiretti, la dice lunga sull’importanza del presidio dei territori svolto dalle imprese agricole e sulla necessità di un sostegno delle attività di contenimento dei campi incolti, i luoghi ideali per la proliferazione degli insetti devastatori.