scuolaNonostante l’austerità, in Italia non è diminuita la spesa per formare gli iscritti alle scuole primarie e secondarie. Ma, negli ultimi quindici anni la spesa per studente, non è neppure aumentata. È ciò che emerge dal rapporto Ocse sullo stato dell’istruzione (Education at glance), pubblicato oggi 25 giugno. L’Italia è anche l’unico paese dell’area Ocse a non aver aumentato le risorse per la formazione, aumentate solo dello 0,5 per cento.

Secondo l’organizzazione sono sufficienti a garantire livelli di apprendimento adeguati: le competenze di lettura sono stabili e i risultati in matematica sono aumentati. Ma i tagli sul sistema dell’istruzione hanno avuto altre ripercussioni: il numero di alunni per classe è aumentato, al contempo, c’è stata una diminuzione delle ore dedicate all’istruzione. I risparmi insomma si concentrano sulle strutture e, soprattutto, sul personale: i docenti italiani sono i più anziani e i meno pagati dell’area Ocse.

I maggiori problemi riguardano però l’università. Per l’istruzione superiore, la spesa media per studente è aumentata, soprattutto grazie a finanziamenti privati, Ma avere una laurea, in Italia, non è utile a trovare lavoro e non garantisce stipendi maggiori. Nulla di nuovo, ma da questo rapporto emerge che gli italiani disposti a laurearsi sono diminuiti di 11 punti dal 1995 al 2010. Poi solo il 39 per cento dei neodiplomati va all’università. Una percentuale ferma dal 2000.

Vincenzo Scagliarini