Car sharing

Una delle autovetture offerte dal servizio di car sharing a Milano

Chi può permettersi, di questi tempi, di usare una Smart per fare acquisti in zona Duomo a Milano, un suv per andare fuori porta nel torinese e una Citroen elettrica per girare tra le vie di Roma? Quasi tutti. Il segreto? Liberarsi dalla logica del possesso e passare al car sharing.

Tra crisi economica, parcheggi a pagamento sempre più salati e zone a traffico limitato vietate alle auto, gli italiani si iniziano a rendere conto che c’è una strategia che può essere vincente: non avere un’auto di proprietà, ma affittarla e condividerla. Il car sharing, anche se meno diffuso nelle nostre rispetto alle grandi città europee, prende sempre più piede anche. Sono oltre 23 mila le persone registrate ai servizi gestiti direttamente dai comuni, molte di più se si considera quelle che usufruiscono dei servizi di aziende private, che si affacciano sempre più spesso sul mercato.

Il nuovo modello non riguarda solo Milano, città che comunque resta capofila in Italia per la mobilità sostenibile: lì i servizi di auto in affitto sono ben quattro, con un quinto in partenza a dicembre. In realtà, il car sharing non è una novità degli ultimi anni. Se ne iniziò a parlare nell’ottobre 2000, quando ICS (Iniziativa car sharing)iniziativa promossa e finanziata dal ministero dell’Ambiente, riunì 40 enti tra Comuni e Province. Da allora, sono 16 le città che hanno effettivamente attivato il servizio: grandi centri come Bologna, Genova e Palermo, ma anche cittadine più piccole come Biella, Parma e Rimini.

Milano, come detto, guida la classifica sia per il parco di autovetture, 151, sia per numero di utenti, oltre 7mila. Alle sue spalle, per numero di utilizzatori del servizio, ci sono Venezia, Roma e Genova insieme a Savona. Le modalità sono simili dappertutto. Si paga un abbonamento annuale per iscriversi, più un costo per l’effettivo utilizzo del mezzo, diviso in una spesa fissa e una tariffa oraria o chilometrica. Il prezzo complessivo alla fine varia: l’abbonamento per i servizi gestiti dai comuni costa 120 euro a Milano e Torino, mentre a Roma si pagano 200 euro, inclusi 100 euro di cauzione. Dove il concetto di auto in affitto è più diffuso, per la logica della concorrenza, i prezzi sono più bassi. A Milano il servizio Car2Go del gruppo Daimler prevede una quota di iscrizione di 19 euro, e anche costi d’esercizio più bassi. Una politica concorrenziale che è stata premiata finora da oltre 50 mila persone e che ha spinto l’azienda proprietaria dei marchi Mercedes e Smart ad annunciare iniziative simili anche a Bologna, Firenze e Roma.

Rientrano sempre nell’ambito del car sharing anche iniziative private che non prevedono l’utilizzo di autovetture vere e proprie, ma di veicoli elettrici innovativi, come il quadriciclo della Renault, Twizzy. Un tipo di servizio lanciato in via sperimentale in città dove non è ancora attivo un vero e proprio servizio di car sharing, come Napoli e Bari. Piccoli segnali che testimoniano però come una vera rivoluzione, dei trasporti e culturale, sia ormai in atto.

Francesco Loiacono