Sostanze cancerogene nel talco. Per questo la multinazionale statunitense Johnson & Johnson – che vende farmaci, apparecchiature mediche e prodotti per la cura del corpo – è stata di nuovo condannata e dovrà risarcire una donna, ammalatasi di tumore alle ovaie, per 29,4 milioni di dollari. A deciderlo è il tribunale di Oakland, in California, che ha ritenuto fondata l’accusa della presenza di asbesto, ovvero amianto, in due polveri vendute dall’azienda, che in tutto il mondo conta più di 13mila cause intentate nei suoi confronti.

La vicenda – A fare causa alla compagnia è stata Terry Leavitt, a cui nel 2017 è stato diagnosticato un mesotelioma, un tumore raro associato spesso all’esposizione all’amianto. La donna ha dichiarato di aver utilizzato i prodotti “Johnson’s baby Powder” e “Shower to Shower” (quest’ultimo non è più in commercio), entrambi contenenti talco, negli anni ’60 e ’70. La società ha fatto sapere di voler fare appello contro la sentenza di condanna e ha parlato di «seri errori procedurali e probatori» nella dimostrazione del legame tra il cancro della donna e i prodotti, ribadendo che non si tratta di «verdetti medici o scientifici, né sono state previste conclusioni normative in merito a un prodotto». Il legale di Leavitt, Moshe Maimon, mercoledì ha affermato che «i documenti interni dell’azienda visionati dalla giuria mettono a nudo decenni di inganni e occultamento da parte della J&J».

I precedenti – Le dichiarazioni dell’avvocato fanno riferimento a diversi precedenti simili che riguardano la Johnson & Johnson. Già meno di 9 mesi fa, nel luglio del 2018, la giuria di St. Louis nel Missouri aveva condannato la multinazionale a pagare 4,7 miliardi di dollari dopo un processo di 5 settimane. In quel caso, 22 donne avevano intentato una class action, ritenendo la società responsabile del loro tumore alle ovaie e accusandola di non aver opportunamente comunicato ai clienti la presenza di amianto, anche questa volta, nei prodotti a base di talco. Reuters inasprì poi la vicenda, rivelando che l’analisi dei documenti e delle testimonianze, raccolti in tribunale dal 1971 al 2000, dimostrava che i manager del gruppo, ma anche gli avvocati, i medici e i responsabili minerari, sapevano della presenza dell’amianto. J&J, secondo Reuters, aveva volontariamente dribblato i controlli e condizionato i pareri scientifici. Nel dicembre 2018, il titolo ha perso oltre il 10% del valore a Wall Street, la peggior caduta dal 2002. Dopo le prime condanne giudiziarie sono poi aumentate drasticamente le richieste di risarcimento nei confronti dell’azienda statunitense.