Tabulati mancanti, messaggi WhatsApp cancellati, presunti biglietti di addio mai ritrovati. Sono molte le cose che non tornano nella tragedia di Julia Ituma, la giovane promessa della pallavolo italiana trovata morta lo scorso 13 aprile a Istanbul dopo una caduta dal sesto piano dell’albergo dove si trovava in trasferta con la sua squadra, la Igor Volley Novara. Mentre proseguono le indagini da parte delle autorità locali, che poco ancora hanno condiviso sul caso, i media turchi e quelli italiani mostrano discrepanze nel tentativo di ricostruire le ultime ore della 18enne di Novara e le smentite da parte dei coinvolti nella vicenda sono all’ordine del giorno. Domani, martedì 18 aprile, nella chiesa di San Filippo Neri a Milano i funerali della giovane pallavolista.

La stanza dell’albergo dove alloggiava Julia Ituma, fonte: Twitter

Le telefonate – Agitata. Accasciata a terra nei corridoi adiacenti alla camera 607 dove alloggiava con la compagna di squadra Lucia Valeria Gomez. Sempre china sul cellulare per mandare messaggi o telefonare. Così i video delle telecamere a circuito chiuso dell’albergo di Istanbul hanno mostrato Ituma nelle ore precedenti alla sua morte. E proprio sui tabulati delle telefonate si stanno concentrando le indagini della polizia turca, senza però dare un quadro preciso della situazione. Da prima una chiamata dell’atleta con la madre, avvenuta appena dopo la sconfitta tra la squadra dell’Igor Volley Novara con la turca Eczacbasi. Nel primo interrogatorio la stessa madre di Ituma ha raccontato di avere sentito la figlia piuttosto agitata, ma non ha rivelato ulteriori dettagli sul loro dialogo. Diverso è il caso per una seconda telefonata, più lunga, avvenuta tra Ituma e un ragazzo di Novara che frequenta lo stesso liceo della ragazza. Qui, le prime zone d’ombra. Sarebbe infatti questa la chiamata ripresa nei video circolati sui social secondo i primi resoconti dei media italiani, che riportano inoltre come lo stesso ragazzo, non riuscendo a contattare Ituma dopo la fine della conversazione, avrebbe scritto ad alcune compagne di squadra perché preoccupato per lo stato emotivo della pallavolista. Del contenuto di questo dialogo però non c’è per il momento riscontro, così come dei messaggi ricevuti dalle compagne di squadra. Al contrario, l’ufficio stampa dell’Igor Novara ha dichiarato «assolutamente false le indiscrezioni secondo cui persone terze, preoccupate per le condizioni di Julia, avrebbero contattato prima della tragedia alcune compagne di squadra affinché le stessero vicino».

Il messaggio d’addio – Le autorità turche stanno trattando il caso come un presunto suicidio. Dopo essere rientrata nella sua camera d’albergo Ituma avrebbe chiacchierato con la compagna di stanza Gomez fino all’1.30 del mattino. Nelle ore successive Ituma avrebbe aperto la porta-finestra della loro camera da letto e sarebbe saltata dal sesto piano, evitando i tendoni sottostanti e cadendo con un volo di circa venti metri. Ma i media a Istanbul sembrano aver fatto un passo in più nel racconto di questa tragedia. A sconvolgere la cronaca italiana il dettaglio, condiviso dal quotidiano turco Hurriyet, di un presunto messaggio di addio mandato dalla ragazza alle compagne di squadra sul gruppo WhatsApp del Novara. Il media turco ha riportato (e per il momento ancora non smentito) che la ragazza avrebbe scritto alle compagne di «non sentirsi bene» e avrebbe concluso la conversazione con un «addio». Pronta la smentita da parte della società di volley, che come riporta il Corriere della Sera ha negato che «un messaggio di addio sia stato inviato in alcuna forma a compagne di squadra, staff tecnico e dirigenza». Sui media italiani invece, il Resto del Carlino ha parlato di un biglietto di addio scritto in inglese trovato nella camera della ragazza. Elemento non confermato dalle autorità locali.

Il cellulare “ripulito” –  I tabulati non sono l’unica nota di mancata trasparenza nella narrazione sul caso Ituma e sull’indagine aperta a riguardo. Oltre alle autorità turche infatti, adesso anche la Procura della Repubblica di Roma ha deciso di aprire un’inchiesta sulla vicenda. A preoccupare è la denuncia da parte della madre della giovane, che ha raccontato  a Repubblica di avere ricevuto il telefono della figlia dalla polizia turca ripulito di dati sensibili. Sms, contatti di rubrica e messaggi WhatsApp sarebbero stati cancellati dagli inquirenti. Un backup delle chat è in mano alle autorità turche ma la madre chiede che siano condivise. «L’ho acceso, ma dentro non c’era più niente. Cancellati gli sms, la rubrica, e i messaggi WhatsApp. Anzi, sparita anche la app di WhatsApp. Gli inquirenti hanno sicuramente copiato il contenuto per capire con chi ha parlato e chattato prima di morire. Ma voglio saperlo anche io, ne ho il diritto. Invece mi ritrovo un telefono vuoto», ha dichiarato la donna a Repubblica. Tabulati e messaggi sarebbero non solo importanti per la famiglia di Ituma come elemento di chiusura emotiva, ma saranno fondamentali per sciogliere i nodi legati ai presunti messaggi e alle telefonate non confermate. Dalle autorità turche per il momento ancora nessuna conferma. Intanto sui social le compagne di squadra di Ituma si uniscono al dolore della famiglia della giovane. «Il dolore che provo mi svuota ma allo stesso tempo mi pare poco se paragonato a ciò che ti affliggeva dentro. Sento mille voci intorno a me dire: “Non è colpa di nessuno” ma non credo sia così, penso sia un po’ colpa di tutto e tutti», ha scritto a proposito la giocatrice dell’Igor Novara, Sara Bonifacio. Al netto dei dubbi, l’unica certezza in questa vicenda rimane infatti la vita stroncata di una giovane promessa della pallavolo italiana.