Un Primo maggio infuocato per i sindacati. Se nelle prime ore della giornata la querelle è stata sul decreto Lavoro, con attacchi al governo Meloni, nel pomeriggio l’attenzione si è spostata sugli sponsor del Concertone, tradizionale appuntamento romano della Festa del Lavoro. Il finanziatore principale è stato Just Eat, la nota società di food delivery, certo non il biglietto da visita più appropriato per un evento promosso da Cgil, Cisl e Uil. Una scelta che ha fatto scoppiare un caso mediatico, considerando che la maggior parte dei circa 30mila rider attivi in Italia sono considerati lavoratori autonomi privi di garanzie.

I segretari di Cgil e Uil Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri (ANSA)

A margine dell’evento sono intervenuti sulla questione i segretari di Cgil e Uil Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, sottolineando che la scelta degli sponsor è responsabilità dell’organizzatore dell’evento (la iCompany del produttore musicale Massimo Bonelli). «Just Eat è una delle aziende del settore che applica un contratto nazionale di lavoro, mentre altre imprese non lo fanno – ha aggiunto Landini – Noi stiamo lottando affinché i rider siano riconosciuti come lavoratori dipendenti e abbiano delle condizioni favorevoli. Ovviamente, anche con JustEat ci sono delle trattative in corso per migliorare la situazione».

Rider e contratti – In Italia si discute da anni sull’inquadramento normativo dei lavoratori di piattaforme digitali come JustEat, in primis sulla natura dei contratti. La ragione di divisione tra aziende e sindacati, in particolare, risiede nel sistema di pagamento a cottimo, per cui lo stipendio del rider dipende dal numero effettivo di consegne e, soprattutto, dal tempo impiegato per effettuarle.
La regolamentazione su questo tema è recente, con il primo atto risalente al 2015, col governo Renzi (Jobs Act). Nel 2019, la normativa è stata modificata con il decreto Rider di Giuseppe Conte, che ha introdotto nuove tutele a seconda della classificazione del rapporto di lavoro (etero-organizzazione, lavoro autonomo o lavoro subordinato).

Protesta dei riders a Milano (ANSA)

Un passo avanti – Il 29 marzo 2021, Just Eat ha iniziato un percorso di miglioramento del nuovo modello di delivery, siglando uno storico accordo sindacale con FILT CGIL, FIT-CISL e UIL Trasporti. Il tema contrattuale dei ciclofattorini è molto dibatutto, specialmente per quanto riguarda le condizioni retributive e la sicurezza sul lavoro. Una svolta a livello di tutela della categoria, perché si tratta del primo contratto collettivo aziendale del settore food delivery in Italia e in Europa.
Tra le garanzie riconosciute, paga oraria fissa, formazione intensiva sulla sicurezza stradale e il riconoscimento di un premio di valorizzazione, che assicurano un trattamento economico e di sicurezza sul lavoro migliorativo: «Che cosa significa avere un contratto dipendente? Significa che i nostri lavoratori hanno la garanzia di ferie, malattia, maternità e paternità, copertura assicurative nonché  il pieno di riconoscimento dei servizi sindacali», ha detto a La Sestina la responsabile della comunicazione di JustEat Vanessa Saverino.
A differenza dei concorrenti, i dipendenti di Just Eat sono subordinati e vengono pagati a ore, come molti altri lavoratori. Il meccanismo delle consegne subentra solo in un secondo momento come premio di produttività su un certo ammontare di viaggi effettuati. Sulla polemica della sponsorship al Concertone del Primo Maggio, Saverino ha risposto: «Il motivo per cui abbiamo deciso di partecipare al Primo maggio è che crediamo fortemente nella tutela dei lavoratori, e speriamo che il nostro modello possa essere esteso a tutta la categoria. C’è ancora molto da fare, ma abbiamo un tavolo aperto con i sindacati per ampliare ulteriormente il pacchetto di tutela ai nostri rider».