Un uomo ridotto in fin di vita a colpi di mazza, insieme a lui una donna che ha riportato ferite gravi. È successo la sera di mercoledì 9 aprile in un locale a Prato, in Toscana, dove da mesi la procura sta indagando su decine di episodi violenti all’interno della comunità cinese. Le ragioni dell’agguato sembrano essere riconducibili a regolamenti di conti legati alla mafia cinese e, più nello specifico, alla cosiddetta «guerra delle grucce» tra industriali orientali leader nella produzione di appendiabiti. I due feriti, di origine orientale, erano arrivati in Italia da Francoforte, probabilmente per affari, insieme a un’altra persona che non avrebbe riportato lesioni.

Un anno di aggressioni – L’episodio si aggiunge alla scia di violenza in corso a Prato da oltre un anno, con un’aggressione simile che risale allo scorso luglio. In quel caso l’imprenditore cinese Chang Meng Zhang, attivo nel settore delle grucce, era stato preso a bottigliate e accoltellato in modo non fatale da un gruppo di sei persone. L’ultimo degli esecutori a essere stato arrestato è Nengyin Fang, rintracciato tre giorni fa a Padova e accusato di tentato omicidio. Si tratta di un ex soldato della Repubblica popolare arrivato in Italia appositamente per proteggere con la violenza gli interessi dei gruppi monopolisti del settore. Un business che genera centinaia di milioni di euro ogni anno, in un distretto tessile che è il più grande d’Europa e dove nel 2022 era anche stata denunciata la presenza di stazioni non autorizzate della polizia cinese. A metà tra centri di disbrigo pratiche e avamposti di soft power, sulla loro attività non è emerso niente nonostante l’interesse espresso all’epoca dal ministero dell’Interno.

La criminalità organizzata cinese – In un’intervista rilasciata a febbraio al Corriere, il procuratore di Prato Luca Tescaroli ha parlato esplicitamente di «mafia cinese» nel capoluogo toscano, che è da sempre un grande centro di industria tessile. La produzione di vestiti, in gran parte contraffatti, è una delle principali fonti di guadagno dei criminali cinesi, che secondo la procura hanno legami con mafia, camorra e ‘ndrangheta. Sfruttamento dei lavoratori, import-export di grandi quantità di materie prime, collegamenti con altre sedi in tutta Europa (tra cui Madrid e Parigi, dove alcuni capannoni legati a società presenti a Prato sono stati bersagliati con pacchi-bomba): sono alcuni degli aspetti affrontati nella riunione di una delegazione della Commissione parlamentare antimafia, riunitasi in trasferta a Prato cinque giorni fa su richiesta delle autorità locali, che ha portato all’apertura di un fascicolo. Anche la Direzione investigativa antimafia ha avviato indagini specifiche sul fenomeno.