«La situazione ebbe inizio con l’introduzione, decretata e sostenuta dallo Stato, dei bambini e della gioventù alla natura della sessualità». Si apre così l’atto di accusa contro il “garantismo” della Chiesa che il papa emerito, Benedetto XVI, ha pubblicato sul mensile tedesco Klerusblatt e di cui l’11 aprile il Corriere della sera ha riportato la versione integrale, tradotta in italiano.

Il documento – Sono diciotto le pagine di riflessioni e considerazioni che Joseph Ratzinger ha scritto alla vigilia dell’incontro tra i presidenti di tutte le conferenze episcopali del mondo (21-24 febbraio 2019). Un convegno voluto da Papa Francesco per riflettere sulla crisi morale cui la Chiesa di oggi non sembra in grado di porre rimedio e che, nelle recenti rivelazioni di abusi sessuali commessi dai chierici sui minori, ha il nodo più scottante.
L’origine di tale piaga purulenta nella storia dell’ecclesia universale va ricercata – sostiene Benedetto XVI – nella «rivoluzione del 1968», che «non tollerava più alcuna norma», specialmente riguardo alla libertà sessuale. «La propensione alla violenza che caratterizzò quegli anni è strettamente legata a questo collasso spirituale», si legge nel documento, che, poche righe dopo, sostiene una tesi inedita e, almeno per il senso comune, sconcertante: «Della fisionomia della rivoluzione del 1968 fa parte anche il fatto che la pedofilia sia stata diagnosticata come permessa e conveniente. Quanto meno per i giovani della Chiesa, ma non solo per loro, questo fu per molti versi un tempo molto difficile. […] Nello stesso periodo si è verificato un collasso della teologia morale cattolica che ha reso inerme la Chiesa di fronte a quei processi nella società».

La pedofilia e il ’68 – Un flagello, dunque, sorto in seno a quello stesso ministero che avrebbe dovuto impedirlo con ogni mezzo, educando le coscienze dei fedeli a un’integrità fisica e spirituale inattaccabile. Nemmeno i templi del “sacro” sono stati capaci di arginare la depravazione dilagante; al contrario, l’hanno patita in varie forme, come nota Ratzinger a proposito dell’omosessualità nei seminari. Sempre verso la fine degli anni Sessanta – scrive – nacquero in diversi seminari club omosessuali «che agivano più o meno apertamente» e che condizionarono, trasformandoli, l’interazione e lo sviluppo dei giovani vocati al sacerdozio.
La pedofilia e la pederastia furono due fenomeni largamente giustificati all’indomani del Sessantotto, spiega Sandro Magister, giornalista vaticanista de L’Espresso: «Negli anni Settanta non solo l’omosessualità era considerata un atto non condannabile, ma fu ritenuta legittima anche la pratica sessuale coi bambini». «Se uno pensa alla storia di Pasolini o a quella raccontata da Nabokov nel romanzo Lolita, si rende ben conto di quanto certi atteggiamenti fossero accettati in nome di un diffuso giustificazionismo che oggi non è più pensabile».

Il rimedio alla crisi – Quale il rimedio, dunque? «Recuperare il rapporto con Dio», afferma Benedetto XVI al termine del suo scritto. «Il primo compito che deve scaturire dagli sconvolgimenti morali del nostro tempo consiste nell’iniziare di nuovo da noi stessi a vivere di Dio, in obbedienza a lui. […] La società occidentale è una società nella quale Dio nella sfera pubblica è assente e per la quale non ha più nulla da dire. E per questo è una società nella quale si perde sempre più il criterio e la misura dell’umano». Un disordine, questo, che investe anche i rapporti di forza nelle loro più svariate accezioni. La pedofilia, spiega Paolo Branca, docente di Lingua e letteratura araba all’Università Cattolica di Milano, «combina la tendenza omosessuale di un uomo alla sua posizione di potere nei confronti del bambino. È sempre chi ha un’autorità maggiore a prevaricare e, dunque, nel caso del pedofilo, ad approfittare del piccolo». Una degenerazione della dialettica tra ruoli, che va combattuta ribadendo con forza le regole e i limiti che governano i rapporti umani, perché l’eccessiva spontaneità non ci rende più liberi, argomenta Branca, mentre «la vita è una lotta da affrontare con l’ausilio di strumenti adeguati»., oltre che di riferimenti fondamentali. In cima a tutti, conclude Ratzinger nelle sue pagine, deve esserci Dio.