cemento10La velocità con cui l’Italia del cemento mangia il suolo “non rallenta e continua a procedere al ritmo di 8 metri quadrati al secondo”. Sono preoccupanti i dati che emergono dall’ultimo report dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale presentato martedì 25 marzo alla Camera. Negli ultimi tre anni l’Italia ha perso 720 km quadrati di territorio naturale, un’area grande quanto la somma dei comuni di Milano, Firenze, Bologna, Napoli e Palermo .Si è passati da poco più di 21 mila km quadrati divorati nel 2009 a quasi 22 mila nel 2012: ormai il 7,3 per cento del nostro territorio è perso irreversibilmente.

I comuni più cementificati d’Italia sono Napoli (62,1%), Milano (61,7%), Torino (54,8%), Pescara (53,4%), Monza (48,6%), Bergamo (46,4) e Brescia (44,5).Mentre a livello regionale, spiega il report, mantengono il primato nazionale la Lombardia e il Veneto con oltre il 10 per cento. Emilia-Romagna, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia si collocano tutte tra l’8 e il 10 per cento.

Il consumo del suolo, secondo l’Ispra, non è dovuto solo all’edilizia. Quasi l’80 per cento del territorio artificiale è costituito dalle infrastrutture. Le percentuali sono queste: strade asfaltate e ferrovie arrivano al 28%, strade sterrate e infrastrutture di trasporto secondarie al 19%, edifici al 30%, parcheggi, piazzali e aree di cantiere al 14%.

Un problema che ha ricadute anche a livello climatico. La cementificazione ha comportato dal 2009 al 2012 l’immissione in atmosfera di 21 milioni di tonnellate di anidride carbonica per un costo complessivo stimato intorno ai 130 milioni di euro. Gli effetti di questa trasformazione influiscono anche sull’acqua e sulla capacità di produzione agricola. Come si legge nel report, tra il 2009 e il 2012 a causa dell’impermeabilizzazione abbiamo perso “una capacità di ritenzione pari a 270 milioni di tonnellate d’acqua che, non potendo infiltrarsi nel terreno, deve essere gestita”. In base ad uno studio del Central Europe Programme “il costo della gestione dell’acqua non infiltrata in Italia dal 2009 al 2012 è stato stimato intorno ai 500 milioni di euro”. E ancora sono forti gli impatti anche sull’agricoltura e di conseguenza sull’alimentazione.

Per segnalare nuove perdite di terreno ora è anche disponibile un’applicazione. I ricercatori dell’Ispra hanno infatti messo a punto un programma per individuare nuove zone consumate. Grazie ad uno smartphone basta inserire coordinate e foto per vederle on-line sulla mappa dell’Istituto.

Maria Elena Zanini