«Una strage senza fine. Quando si tratta di bambini è veramente devastante», le parole del sindaco di Lampedusa, Filippo Mannino, mentre parla di Rokia, bimba di due anni morta per sindrome di annegamento il pomeriggio del 18 dicembre. Viaggiava con la madre su una barca che è affondata a circa 10 miglia a sud di Lampedusa e che trasportava 43 migranti provenienti da Costa D’avorio, Guinea e Camerum.
Il naufragio – I superstiti del naufragio hanno riferito di essere partiti da Sfax, in Tunisia, e di aver pagato 2.500 dinari a testa per effettuare la traversata con la barca in ferro che poi è affondata. Quello sulla motovedetta della guardia costiera è stato un tragitto sul filo del rasoio per un altro giovane naufrago, un bambino che però ha sconfitto la morte grazie agli insistenti tentativi di rianimazione da parte dei medici Cisom (Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta). Per ora il resto dei migranti soccorsi non si trova in pericolo di vita, ma alcuni presentano gravi ustioni da carburante e sintomi da sindrome di annegamento. Sulla vicenda di Rokia la Procura ha aperto un’inchiesta, a carico di ignoti, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte quale conseguenza di altro reato. Arriverà domani il responsabile del Presidio territoriale di emergenza di Lampedusa che effettuerà l’ispezione sul cadavere della piccola.
Prove generali per le nuove regole – Negli ultimi giorni le autorità italiane hanno autorizzato lo sbarco della nave Ong Sea-Eye 4 nel porto di Livorno e hanno assegnato il porto di Gioia Tauro alla Rise Above per far sbarcare le persone che erano state soccorse nella notte tra il 16 e il 17 dicembre. Prove generali per quello che sarà il nuovo provvedimento pensato dal Viminale per regolare l’attività delle navi umanitarie. Il nuovo codice di condotta per le Ong sarà contenuto in un apposito decreto del governo Meloni e sarà diffuso nelle prossime settimane. Il sottosegretario all’Interno, Nicola Molteni, ha dichiarato che «la norma è pronta», dicendo di sperare che «entro fine anno il decreto sul codice per le ong possa essere pronto». Chi non rispetterà le nuove linee guida del governo «incorrerà prima in sanzioni amministrative e poi, se reitera, anche in fermi amministrativi, fino alle confische delle navi da parte dei prefetti», ha proseguito il sottosegretario.
Asilo chiesto a bordo – Secondo quanto riferito da fonti del governo, i soccorritori dovranno chiedere subito alle persone messe in salvo dalle navi Ong la manifestazione di interesse sull’eventuale domanda di protezione internazionale dei migranti. In questo modo, dopo lo sbarco, i migranti verranno trasferiti nei diversi Stati, a seconda del Paese di bandiera della nave Ong che li ha soccorsi. Secondo le nuove linee guida, i soccorritori dovranno chiedere immediatamente un porto di sbarco, senza restare giorni in mare. No soccorsi multipli o operazioni di salvataggio sistematiche che, secondo il Viminale, favoriscono le organizzazioni dei trafficanti. Le ong si dovranno impegnare a non trasferire le persone soccorse su altre navi.
Il pull factor – Nelle decisioni del governo sarebbe ancora centrale il concetto di pull factor. Un rapporto di Frontex sostiene che la presenza delle navi Ong sia in realtà un fattore di attrazione per i migranti che si sentono più predisposti a salire sulle navi dei trafficanti. Il testo del rapporto non è pubblico ma AdnKronos afferma di averlo visionato. L’agenzia cita questo passaggio: «In assenza di navi Ong nel Mediterraneo molti (migranti) rifiutano di partire». Uno dei più importanti studi sistematici sulla teoria del pull-factor è stato condotto sui dati 2014-2019 da Eugenio Cusumano e Matteo Villa per l’European University Institute. I numeri hanno smentito che in quella fase ci fosse una correlazione tra partenze dalla Libia e presenza di navi Ong nella relativa zona Sar, cioè di ricerca e soccorso.