“I tecnici hanno colpevolmente e reiteratamente ignorato tutte le prescrizioni”. Scrive parole severe il giudice dell’Aquila, Giuseppe Grieco, nelle motivazioni della sentenza con cui ha condannato tre imputati per il crollo della Casa dello Studente. Otto ragazzi morirono sotto le macerie del palazzo, la notte del 6 Aprile 2009: furono 309 in totale le vittime.
In cento pagine il giudice mette in fila tutte le responsabilità – a suo dire – dei progettisti (Pace, Centofanti, Rossicone) che curarono i lavori di restauro, tutti e tre condannati a quattro anni per omicidio colposo, disastro colposo e lesioni colpose e al pagamento di due milioni per i familiari delle vittime. Secondo il Tribunale quei lavori non furono fatti ad arte: l’aumento dei carichi verticali e il montaggio di una struttura anti-incendi hanno reso ancora più gravi “le conseguenze del crollo”.
Una responsabilità in quel drammatico crollo sta anche, secondo il giudice, nel mancato collaudo statico dell’immobile: ragion per cui Pietro Sebastiani, tecnico dell’azienda per il diritto agli studi universitari, è stato condannato a due anni e sei mesi.
Quello del Casa dello Studente è stato uno dei processi più delicati tra i 220 aperti per tutti i crolli del terramoto del 6 aprile. Già sono arrivate diverse sentenze tra cui quella per la Commissione Grandi Rischi, al centro di roventi polemiche.
Andrea Zitelli