«Attività non adeguata» sulla linea ferroviaria o difetto di fabbricazione sullo scambio? È su queste due versioni che al momento rimbalzano i tentativi di ricostruzione del deragliamento del Frecciarossa dello scorso 6 febbraio da parte della Procura della Repubblica di Lodi, incidente che è costato la vita ai due macchinisti Giuseppe Cicciù e Mario Dicuonzo. Per l’episodio sono iscritti nel registro degli indagati sia Rete Ferroviaria Italiana (Rfi, la società FS che gestisce la rete) sia i cinque tecnici di Rfi (quattro operai e un caposquadra) che, nella notte tra mercoledì e giovedì, hanno effettuato operazioni di manutenzione proprio sul punto del disastro. Per acquisire nuovi elementi utili alle indagini, questa settimana verranno effettuati gli accertamenti irripetibili sull’attuatore del deviatoio, il meccanismo responsabile dello spostamento degli scambi.

Cosa è successo?
Alle 5:35 di giovedì 6 febbraio il treno ad alta velocità Frecciarossa 1000 numero 9595, partito dalla stazione di Milano Centrale alle 5,10, deraglia in corrispondenza dello scambio al chilometro 166+771 della linea ad Alta velocità Milano – Bologna, all’altezza di Ospedaletto Lodigiano (Lodi), 350 metri a nord dal punto di movimento di Livraga. Nell’incidente perdono la vita e i due macchinisti mentre altri 31 passeggeri del treno (per fortuna semivuoto) riportano ferite più o meno gravi. Stando alle ricostruzioni effettuate, la motrice del treno, prima carrozza del convoglio, si stacca dopo il presunto malfunzionamento dello scambio. Lo scossone fa carambolare la vettura sulla sinistra rispetto alla linea ferroviaria, sbalzando fuori dall’abitacolo le vittime e andando poi a schiantarsi contro il fabbricato del punto di movimento di Livraga. Il resto del treno prosegue la sua corsa sul binario per poco meno di un chilometro, rallentato dal sistema di frenata d’emergenza fino all’arresto definitivo provocato dal ribaltamento del secondo vagone, una carrozza passeggeri.

Cosa sostiene la Procura di Lodi?
Il procuratore di Lodi, Domenico Chiaro, e il pm Giulia Aragno contestano ai cinque tecnici di Rfi di aver svolto, secondo l’avviso di garanzia, «l’attività in modo non adeguato», causando così la deviazione del convoglio «su binari di servizio, non destinati al traffico ordinario, né in grado di sostenere l’Alta velocità». Questa accusa è stata loro rivolta anche nell’interrogatorio fiume di 12 ore al quale sono stati sottoposti sabato 8 febbraio nella stazione della Polfer di Piacenza. Nelle ultime ore è emerso che solo due dei cinque addetti alla manutenzione avrebbero lavorato concretamente sullo scambio. I tecnici respingono le accuse e forniscono una versione «alternativa».

Cosa dicono gli indagati?
La squadra di operai al lavoro sulla linea Alta velocità fino a un’ora prima del deragliamento di Ospedaletto Lodigiano afferma all’uninimità di aver lasciato il cambio «nella corretta posizione», confermando le dichiarazioni delle prime ore. E fornisce una versione alternativa: la causa del disastro del Frecciarossa, sostengono, sarebbe da ricondurre a un difetto dei pezzi ricambio installati in quel’intervento. In particolare, il componente verso cui puntano il dito è l’attuatore dello deviatoio 05, uno dei bracci di movimento che consentono di spostare i binari degli scambi. I tecnici, assistiti dagli avvocati Rfi Armando D’Apote e Fabio Cagnola, avrebbero chiesto di effettuare analisi proprio su questo pezzo.

Quali sono i prossimi passaggi delle indagini?
Le analisi sull’attuatore e sul resto dell’infrastruttura teatro dell’incidente verranno effettuate questa settimana, forse già martedì 11. Oggi, lunedì 10 febbraio,sarà conferito l’incarico ai consulenti della Procura Roberto Lucani e Fabrizio D’Errico per verificare gli accertamenti irripetibili, quelli per cui l’intera area rimane sotto sequestro causando la deviazione del traffico ferroviario ad Alta velocità sulla linea «tradizionale», la Milano – Piacenza. Ai consulenti della Procura, accompagnati da quelli delle difese, spetterà il compito di aprire i meccanismi del deviatoio per accertarne le condizioni. Sotto sequestro sono finiti anche tre hard disk con filmati del deragliamento, tutte le carrozze del treno, così come la scatola del sistema informativo di condotta Dis e la corrispondenza telefonica del Posto Movimento di Livraga dal 10 marzo del 2014

Che lavori hanno effettuato i tecnici quella notte?
Secondo Rfi, l’intervento avvenuto sulla linea nella notte tra mercoledì e giovedì rientrava tra le attività di «manutenzione ordinaria ciclica». Non sono note tutte le operazioni effettuate. L’unico dettaglio certo è che la squadra ha sostituito l’attuatore al centro delle attenzioni della Procura. Tra i dubbi che aleggiano sull’incidente, ci sono quelli sulle tempistiche del lavoro svolto: le ore a disposizione erano sufficienti per tutti gli interventi previsti? Ci sono state pressioni per riaprire la linea nonostante non fossero stati fatti tutti i controlli di sicurezza del caso?

Come è stata comunicato il via libera per il passaggio del treno?
Secondo la Procura di Lodi, al termine dei lavori di sostituzione dell’attuatore i sensori collegati al sistema di controllo che trasmette il segnale alla centrale Alta velocità di Bologna, responsabile del tratto in cui si è verificato il deragliamento, non sono stati riattivati perché i lavori non erano stati risolutivi. Gli operai devono però riaprire la linea. Così, eseguono la procedura alternativa autorizzata dai protocolli Rfi: inviano un fonogramma, arrivato in centrale alle 4:45, che conferma la riapertura della linea dando l’ok al transito del Frecciarossa 9595 in arrivo da Milano Rogoredo. Nel fonogramma è indicata la posizione corretta del deviatoio, la centrale registra manualmente la comunicazione e dà il via libera alla partenza del treno. Su questa comunicazione, sempre lunedì 10 febbraio, gli investigatori sentiranno i responsabili e il personale in servizio giovedì notte nella centrale di Bologna. E non si escludono nuove iscrizioni nel registro degli indagati.