Quasi un morto ogni due giorni. Da gennaio a oggi, 67 lavoratori hanno perso la vita. A dare i dati è l’Inail (l’istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali), ma le morti potrebbero essere molte di più. Sono solo 21 milioni i lavoratori iscritti all’ente pubblico che però non registra le morti in nero (oltre tre milioni all’anno secondo “l’Osservatorio morti dipendenti sul lavoro” di Bologna), né quelle di lavoratori che usano altri istituti assicurativi, circa due milioni. In questa categoria rientrano i liberi professionisti ma anche poliziotti, forze armate e personale di volo. Morti fantasma che nessuno registra.
Settori più colpiti – Il settore agricolo è quello dove si denunciano meno incidenti anche a causa del caporalato. I morti non vengono registrati per paura che si scoprano i lavoratori in nero, più di 400mila (80% stranieri) che rischiano la vita con turni massacranti di quasi 12 ore in media, secondo uno studio del 2015 dell’istituto “The European House Ambrosetti” su dati Flai Cgil. Al secondo posto ci sono i muratori, anche se in calo rispetto agli anni precedenti. L’11% dei lavoratori morti invece è extracomunitario.
Regioni e fasce d’età. La Lombardia è il luogo dove sono denunciati più infortuni nel 2016 (116.049). Sul podio Emilia Romagna (83.519), l’unica regione con il numero dei decessi sul lavoro in aumento, seguita dal Veneto (74.510). La fascia d’età dove si registrano più morti è quella tra i 45 e 49 anni (81mila casi nel 2016), in lieve diminuzione rispetto all’anno precedente. Mentre quella tra i 50 e 54 anni, anche in questo caso poco più di 81mila, è aumentata del +3,85% dal 2015. Sempre alto il numero dei lavoratori bambini: 55mila infortuni fino ai 14 anni d’età.
Meno denunce. Aumentano gli incidenti ma diminuiscono le denunce (-13,1%), dalle 1.172 del 2015 alle 1.018 di quest’anno. Invariata rimane la proporzione tra infortuni sul luogo di lavoro e quelli “in itinere”, cioè tra casa e ufficio: due volte e mezzo i primi rispetto ai secondi. Denunce sì ma non sempre si tratta di veri incidenti. Solo il 60% di queste segnalazioni riesce a essere approvato. Il resto viene scartato e definito dall’Inail “rischio generico”; morti inevitabili, a prescindere dal lavoro svolto in quel momento.