Tre milioni di pendolari in Italia ma ancora troppi pochi treni. Ritardi frequenti, transizione ecologica lenta, linee interrotte o dimesse mai riqualificate e risorse inadeguate. È quanto emerge dal rapporto Pendolaria 2023 di Legambiente, che fa il punto sul trasporto su ferro in Italia con un’analisi sul presente e sul futuro di questo settore. Un futuro che guarda all’ecologia: «L’Italia ha bisogno di aumentare il numero di passeggeri che viaggiano in metro e in treno se si vuole migliorare la qualità dell’aria e ridurre le emissioni di CO2 come previsto dall’Accordo di Parigi», si legge nel rapporto. Servono anche i finanziamenti. Bisogna accelerare fornendo maggiori risorse pari a 2 miliardi di euro all’anno fino al 2030. «Basta inseguire opere faraoniche come il Ponte sullo Stretto», spiega Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente. A pagare il prezzo più alto di tutto questo è il Sud Italia, anche se tra le peggiori linee ferroviarie del Paese c’è la Milano-Mortara (al terzo posto).
I dati negativi – Dal 2018 al 2022, nelle varie città italiane prese in esame da Legambiente, le inaugurazioni di nuovi binari in città sono state inadeguate: ogni anno le linee metropolitane si sono allungate di solo un chilometro e mezzo. Per le tranvie, invece, nessun km nuovo è stato aperto negli ultimi tre anni. Questo perché, da dieci anni a questa parte, sono stati fatti più investimenti sul trasporto su gomma (o su strada) rispetto a quello su ferro. L’Italia è poi in estremo ritardo infrastrutturale rispetto agli altri Paesi europei: i tratti di metropolitana si fermano a 254 km rispetto ai 679 del Regno Unito, i 656 della Germania e i 614 della Spagna: il totale di 254 è paragonabile a una sola città europea come Madrid o Parigi. La situazione del Mezzogiorno, poi, è preoccupante con collegamenti inesistenti e tratte lunghissime (per esempio non esiste un treno diretto che collega Bari con Napoli). Per capire il divario tra il Nord e il Sud basta confrontare il numero di corse dei treni regionali in Sicilia (506) e in Lombardia (2173).
La Milano-Mortara – Anche nel Settentrione c’è qualche problema. Al terzo posto delle peggiori linee ferroviarie in Italia, c’è quella che collega Mortara a la stazione di Porta Genova nel centro di Milano. Una linea che carica molti pendolari provenienti da Vigevano e Abbiategrasso, ma che viaggia su un singolo binario e che tra settembre e ottobre 2023 ha subito ritardi o soppressioni per il 7% delle corse. Basterebbe raddoppiare la tratta tra Albairate e Mortara per migliorare il servizio, ma mancano circa 180 milioni di euro sui 570 previsti per l’opera.
Finanziamenti – Noncuranti del numero di passeggeri in aumento dal 2009 al 2019, i finanziamenti statali per il servizio ferroviario regionale hanno visto una diminuzione di un quinto: se nel 2019 si erano spesi oltre 6 miliardi di euro, nel 2023 si è scesi a 5.
Timidi miglioramenti – Uno degli aspetti positivi degli ultimi anni è la spinta verso interventi di elettrificazione della rete su ferro. Sono previste risorse nel Pnrr per aumentare la quota di rete elettrifica in Italia dal 70% a oltre il 78% a fine interventi. Da questo punto di vista, il nostro Paese è in vantaggio rispetto ad altri europei. In questi anni, poi, sono stati inaugurati dei servizi che hanno migliorato la vita di molti pendolari. Ad esempio, a Milano è stata aperta la metropolitana M4 che collega l’aeroporto di Linate al centro città. Aperta anche la stazione di Milano Tibaldi vicino all’Università Bocconi (che si colloca sulla linea Milano-Mortara), una fermata all’insegna del green: possiede barriere antirumore in grado di assorbire le emissioni di CO2 e sistemi per il riutilizzo delle acque piovane.