«Ci sono notti che non accadono mai». Queste parole della poetessa Alda Merini accolgono chi si avvicina abbastanza agli scaffali della Libreria delle Donne in via Pietro Calvi 29 a Milano. Sono scritte su un post-it giallo con gli angoli sgualciti che qualcuno ha attaccato sul legno negli ormai oltre 50 anni di vita di questo luogo. Tra i libri di Virginia Woolf, Carla Lonzi, Margaret Atwood e molte altre si aggirano volontarie giovani e meno giovani che tengono aperta la libreria. Tra loro c’è stata anche Zina Borgini, 74 anni, che dopo quella esperienza ha fondato un’associazione con sette compagne. Livia Viganò di anni ne ha quasi 50 in meno, ma anche lei lavora con un’amica, Bianca Arrighini: hanno una startup ed essere in due a volte le aiuta, perché “impresa” è una parola di genere femminile, ma in Italia si declina ancora al maschile. Secondo l’ultimo report di Manageritalia, infatti, il 79,5% dei dirigenti privati sono uomini.
«Ho sempre avuto delle attività commerciali, ma a un certo punto ho pensato: “Basta far andare le mani, ora facciamo andare un po’ la testa”» racconta Zina. Da qui e dalla sua passione per l’arte e il teatro, è nata a Milano nel 2012 l’associazione Apriti Cielo!. «All’inizio ci conoscevamo tutte ed eravamo amiche. Venivamo dal mondo del femminismo milanese». Proprio dal legame tra Zina, Laura Modini e le altre donne, si è sviluppata una rete che a undici anni di distanza continua a organizzare mostre, presentazioni di libri e a funzionare come luogo di supporto e di condivisione. «A volte le donne hanno dei problemi che fanno fatica a risolvere. Per esempio c’erano madri che non andavano d’accordo con le figlie o mogli troppo assoggettate ai mariti. Quando possibile abbiamo dato loro consigli e aiuto» continua Zina. La sua associazione ha sempre avuto come caposaldo la relazione tra socie: «Mangiavamo insieme e a volte litigavamo anche!»
A ottobre Zina ha avuto un ictus. Da allora si muove su una sedia a rotelle, ma il suo progetto ha continuato a vivere. L’affinità e il supporto delle altre, tra cui la figlia Francesca, hanno consentito ad Apriti cielo! non solo di non fermarsi, ma anche di espandersi: «Tutto quello che prima facevo io è stato portato avanti da qualcun altro. Prossimamente ci trasferiremo in una sede più grande perché quella che abbiamo adesso in via Spallanzani non ci basta più».
Insomma, si dice spesso che le donne siano le peggiori nemiche delle donne, eppure dall’amicizia femminile possono nascere progetti che durano nel tempo. A volte questi si trasformano anche in vere e proprie imprese. È il caso di Factanza, startup di comunicazione fondata da Livia Viganò e Bianca Arrighini.
Classe 1997, Livia e Bianca sono diventate amiche sui banchi della facoltà di Economia dell’università Bocconi e hanno iniziato a condividere la passione per l’informazione digitale. «Tutto è nato in modo amatoriale nel 2019, quando abbiamo deciso di aprire una pagina scambiandoci messaggi su WhatsApp» ricorda Livia. «Vedevamo che i nostri compagni erano curiosi e interessati all’attualità, ma non leggevano i giornali. Quindi abbiamo voluto creare uno spazio che mettesse al centro le nuove generazioni e facesse informazione con un linguaggio fresco e accattivante anche a livello estetico». Quattro anni dopo Factanza ha quasi 700mila follower, ma Livia sostiene che tra lei e Bianca non sia cambiato molto: «La nostra amicizia non si è modificata, solo che ora parliamo anche di lavoro. Fare business con un’amica può essere rischioso, soprattutto se entrano in mezzo questioni personali. Però nei momenti stressanti rialzarsi in due può essere più facile».
Le difficoltà per le donne iniziano già nell’accesso al mondo imprenditoriale, dove gli uomini sono ancora la maggioranza. Le startup non fanno eccezione: nel 2022 le imprese innovative a guida femminile erano solo il 13,6% del totale secondo i dati elaborati da InfoCamere. Se è vero che le aziende con donne al comando sono in costante crescita (in particolare in Basilicata, Molise e Marche), la netta differenza tra i due generi rimane.
Non è raro assistere a certe riunioni di categoria in cui file di completi neri sono interrotte solo ogni tanto da qualche blusa colorata. «Agli eventi si vede a occhio che le startup sono prevalentemente gestite da uomini», conferma Livia, «e l’editoria è piena di maschi di età piuttosto avanzata, a volte ti senti un pesce fuor d’acqua». In questi casi un’amica permette di affrontare meglio le tempeste, personali e lavorative, così il mare è meno mosso.

Dati sulle donne in posizioni dirigenziali e sulle strat up a guida femminile in Italia nel 2022. Fonte: Infocamere